– La primavera è di tutti, è la stagione più democratica e immaginifica, addirittura anarchica per lo sbocciare dei fiori in ogni luogo, anche tra l’asfalto, anche tra i binari del treno o sotto i rifiuti che abbandoniamo ovunque.
Vogliamo che voi ce la raccontiate con una fotografia, un attimo colto al volo che vi è caro, un segmento della vostra vita legato ad aprile o maggio, i mesi più belli dell’anno, destinato a rimanere impresso nella memoria e sfidare il tempo.
Per me la primavera è la mia tartaruga, il Pasqualone, che riemerge dal buco sotto la siepe dopo il letargo invernale, la testolina sporca di terra e gli occhi semichiusi per l’improvvisa luce che li colpisce violentemente.
Pasqualone fa qualche passo e si arresta di colpo, vuole riprendere contatto con il mondo e ancora gli mancano le forze per farlo, così si abbandona al primo sole, le zampe distese fuori dal carapace. Quando lui è fuori dal buco, sono sicuro che è primavera.

Due ragazze si gustano un gelato in una piazza Monte Grappa con un pero fiorito mentre là dietro la fontana invita a tuffarsi
(Foto by Mario Chiodetti e VaresePress)
Ognuno di noi ha un legame stretto con la stagione più allegra: un bacio rubato al tramonto, un vestito acquistato in un pomeriggio di follia perché nell’aria c’era qualcosa di elettrico, una remata sul lago all’alba, la gita con la scuola a Parigi con il profumo delle crêpes, la nascita di un figlio, una rondine caduta dal nido, un libro letto al Sacro Monte o un gelato gustato al lago, la prima uscita con la chitarra nei prati a cantare in mezzo alle margherite, il primo aperitivo bevuto all’aperto, la traversata da Laveno a Intra in traghetto il mattino presto, quando la nebbiolina confonde acqua e cielo.
Aspettiamo che le vostre fotografie ci raccontino queste emozioni, ogni giorno le pubblicheremo creando una fantastica catena di colori, perché la vostra primavera è anche la nostra, quella di un giornale che sboccia come una rosa di maggio, i cui petali sono le idee, condivise e discusse con chi ci legge.

Il prato dei Giardini Estensi in primavera è di un verde smeraldino. Sembra la campagna del Galles
(Foto by Mario Chiodetti e VaresePress)
«Sono nata il ventuno a primavera /ma non sapevo che nascere folle, /aprire le zolle/ potesse scatenar tempesta», ha scritto Alda Merini, una delle voci più alte della nostra poesia del Novecento.
Cui fa eco Friedrich Hölderlin: «Chi non aspira alle gioie dell’amore e a grandi cose, quando nell’occhio del cielo e nel seno della terra ritorna la primavera?»
Le giornate più lunghe, il cielo finalmente azzurro, e l’odore della terra che sale la sera quando il sole se ne va, sono segnali preziosi, che il nostro corpo raccoglie anche se non ce ne accorgiamo, un’energia che la Natura ci regala senza pretendere nulla in cambio e ci sostiene per l’intera giornata, perché in un tiepido pomeriggio d’aprile è difficile non essere, se non felici, almeno contenti di partecipare alla festa del mondo.

Ninfee fiorite davanti all’Isolino Virginia del lago di Varese
(Foto by Mario Chiodetti e VaresePress)
La nostra è la provincia della primavera, laghi, boschi, fiumi, prati, perfino le città sembrano non attendere altro, come una bella donna che sceglie la toilette migliore per sedurre la persona amata, quindi è il momento di scoprire nuovi tesori e farceli conoscere, attraverso una fotografia che è anche un gesto d’amore verso le bellezze che per fortuna continuano a circondarci.
Piccoli gesti d’affetto e spicchi di memoria che insieme faranno un grande mosaico di sentimenti, passioni, desideri e sogni. Perché, come scrisse Fernando Pessoa: «Non è nei vasti campi o nei grandi giardini che vedo giungere la primavera. È nei rari alberi di una piccola piazza della città. Lì il verde spicca come un dono ed è allegro come una dolce tristezza».

Un cigno reale nuota nel porticciolo di Cazzago e apre le ali un attimo prima di aggredire il nostro fotografo Mario Chiodetti che ha invaso il suo territorio
(Foto by Mario Chiodetti e VaresePress)
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