«Manifesti selvaggi» a Varese E Rosati oscura il Pd e l’Idv

VARESE In ogni elezione, arriva sempre il momento dell’affissione selvaggia. E a lanciare una “copertura massiccia” della città giardino, in vista delle elezioni regionali, sono stati i supporters del presidente del Varese Antonio Rosati, candidato nella lista civica Maroni presidente. Centinaia di manifesti affissi lungo le vie della città, in particolare in piazza Repubblica e attorno allo stadio. Affissioni che supererebbero il limite di 300 manifesti consentiti. E che sarebbero irregolari, secondo il centrosinistra, che ha criticato l’accaduto. «Prima del periodo elettorale, si può fare pubblicità a pagamento – dichiara il capogruppo del Pd Fabrizio Mirabelli – ma con regole precise. Innanzitutto l’affissione selvaggia di Rosati penalizza chi ha pagato regolarmente lo spazio pubblico, visto che hanno coperto cartelloni di altri. E in questo periodo di crisi economica, se un’impresa paga la pubblicità per cercare di risollevare gli affari, non è positivo vedersi danneggiata dall’affissione di Rosati». «Un pessimo biglietto da visita da parte di chi pretenderebbe di

andare a governare la Regione. Per non parlare del danno agli altri partiti». Mirabelli annuncia: «Chiederemo all’Ica (che si occupa delle affissioni, ndr) e alla Polizia Locale di oscurarli. Mi chiedo come mai quest’ultima non se ne sia già accorta nelle prime ore di ieri». E Alessandro Milani, candidato dell’Idv, che ha comprato gli spazi a pagamento, paragona Rosati a Cetto La Qualunque.  Rosati si dissocia dall’affissione e intanto promette che non succederà più. «Non ho avuto il tempo di controllare tutta la città – ha dichiarato ieri il presidente del Varese – ho visto solo vicino allo stadio. Dal momento che sono stati giorni pieni di impegni sportivi, non ho avuto tempo di seguire la campagna elettorale, e probabilmente c’è stata un’eccessiva enfasi, da parte degli amici che mi sostengono, nelle affissioni». E ancora: «Li ringrazio per il supporto, ma manderò il messaggio affinché non si verifichi più». Insomma, una vicenda che si direbbe chiusa.

s.bartolini

© riproduzione riservata