«Markoishvili ai turchi? Ovvio Può succedere anche a Polonara»

VARESE A volte si ha l’impressione che tutto quanto sia inutile: ci si scanna per vincere una partita, si sogna per un trofeo da conquistare, si perdono notti di sonno in attesa dell’esito di una risonanza magnetica. Poi arriva il Galatasaray di turno, e buttando sul piatto centinaia di migliaia di euro ti porta via il tuo miglior giocatore.

La notizia lascia il segno: Cantù è costretta a cedere ai denari turchi e lasciar partire la stella Markoishvili e la presidentessa Cremascoli costretta ad ammettere che «al cuor si comanda». Almeno nello sport. Il tifoso varesino prima sorride per la disgrazia capitata ai cugini, poi riflette e si rabbuia: perché una roba del genere può capitare a tutti. «Se domani arrivasse qualcuno con cinquecentomila euro per prendersi Polonara, mi caricherei sulle spalle il giocatore e lo porterei io a destinazione. Anche dovessi andare fino in Turchia».

Offerte irrinunciabiliA parlare non è un tifoso qualunque, ma il presidente della Pallacanestro Varese: quindi, roba forte. «Purtroppo – dice Vescovi – bisogna fare i conti con la realtà, e la realtà non è delle più semplici: semplicemente, quando capitano queste occasioni una società non può dire di

no. Perché cinquecentomila euro equivalgono a un main sponsor». Già: con tanti saluti ai cuori dei tifosi: «Il nostro è un sistema molto debole, e dobbiamo trattare le nostre società come delle aziende: e per un’azienda, è impensabile rinunciare a un utile di questo tipo».

Una società non può tenere duro? «Certo che può – spiega il Cecco – ma che senso avrebbe? Trattenere controvoglia una persona che se ne vuole andare, impedendogli di guadagnare cifre importanti, e mettersi in casa un giocatore che scenderà in campo con la testa altrove e che a giugno saluterà comunque tutti perché è in scadenza». Quindi: «Quindi per il momento nessuno ci ha offerto nulla: quando capiterà, ne parleremo».

Sfidanti sempre
C’è anche l’affaire Montepaschi a tenere banco: succederà qualcosa anche in campo? «È probabile che le vicende dello sponsor andranno a toccare anche la squadra – dice Vescovi – ma non mi piace parlare di quel che succede in casa d’altri. Posso dire che spero non accada, perché il movimento ha bisogno di una piazza come Siena, di un budget importante come il suo e di una squadra che fa l’Eurolega. Serve al sistema, ma serve anche a noi come stimolo per raggiungere livelli sempre più alti».

A proposito: ma com’è che sui giornali nazionali si fa un gran parlare di Milano, Roma e Cantù mentre Varese se la filano in pochi? «Meglio così, perché si parla degli altri ma i primi in classifica siamo noi. Detto questo non posso lamentarmi, perché quest’anno anche Varese ha avuto parecchio spazio sui media nazionali».

Sarà: ma se ne parla sempre di meno… «Vorrà dire che iniziano a temerci per davvero, quindi evitano di parlare di noi: che continuino così. Vorrà dire che arriveremo alla fine, e allora saranno obbligati a parlarne».
Coppa Italia, ci si prova? «Vogliamo giocarcela, consapevoli che non sarà facile: noi affronteremo quest’avventura come stiamo affrontando ogni partita. Sfidiamo chiunque». Certo che quel debutto con Milano… «La pressione è tutta sulle loro spalle: ultimamente hanno vinto qualche partita, ma hanno affrontato sfide sulla carta poco complicate e non credo che abbiano risolto tutti i problemi che avevano fino a qualche settimana fa». Sfida lanciata: «Ogni volta che chiedono a Vitucci come andrà a finire, lui risponde che resteremo sempre degli sfidanti. Ecco, questo è il motto che ci accompagnerà fino alla fine: sfidanti, sempre».

Francesco Caielli

a.confalonieri

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