La Lombardia come la Svizzera: otto Cantoni al posto delle Province che saranno abolite nella riforma della Costituzione. Il modello è quello delle otto “Ats” della sanità, che hanno sostituito le Asl: per Varese si prevede un “matrimonio” con Como. «Un conto sono le rivalità sportive, che rimarranno intatte, ma dal punto di vista amministrativo è ora di superare le reciproche diffidenze» secondo il consigliere regionale . Lunedì in Parlamento è attesa la definitiva approvazione della riforma costituzionale che prevede anche l’abolizione totale delle Province, così il governatore ha deciso di partire d’anticipo per far trovare Regione Lombardia pronta all’appuntamento con il riassetto istituzionale.
Ieri è stato istituito il “Comitato riforma”, presieduto dallo stesso Maroni, «per capire cosa succederà in Lombardia con l’abolizione delle Province». Il governatore sembra avere le idee chiare: «Contestiamo nel merito la riforma voluta dal Governo, che accentra tutto a Roma, ma se passa cogliamo l’occasione per riorganizzare i livelli, eliminando tutti quelli intermedi a partire dalle comunità montane. Voglio essere pronto ad attuarla perché, altrimenti, oltre al danno c’è anche la beffa per i cittadini». La sostituzione delle Province in aree omogenee, ipotizzata da Regione Lombardia, potrebbe prendere spunto dalle otto Ats, le Agenzie territoriali della salute istituite con la riforma della sanità e che per Maroni si «potrebbero chiamare gli “otto Cantoni” della Lombardia, per assonanza con chi ci sta vicino». In questo modo, le attuali province di Varese e Como verrebbero accorpate in un’unica area omogenea da quasi un milione e mezzo di abitanti. La riorganizzazione sul modello “sanitario” richiama in qualche modo l’assetto istituzionale ottocentesco dell’epoca del Regno Lombardo-Veneto di Francesco I, quando il “governo di Milano” era suddiviso in nove “distretti” (Sondrio, Como, Milano, Pavia, Lodi, Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova) con buona parte dell’attuale provincia di Varese sotto Como. La prima riunione del “comitato riforma”, formato da rappresentanti di Comuni, Province, Camere di Commercio e stakeholder, è stata fissata per il 20 gennaio.
Tra i compiti, quello di valutare quali competenze ora in capo alla Province potrebbero tornare alla Regione, ma anche quello di «eliminare tutti i livelli intermedi, come ad esempio le comunità montane che sono 23» e di andare verso «una sola Ats, per semplificare la vita ai cittadini, lasciando le strutture ma evitando sovrapposizioni nella gestione, concentrando nei comuni, nel livello intermedio, nella Regione tutti i poteri. Un ente solo a cui fanno capo tutte le competenze». Per Maroni «sarà la semplificazione più importante mai avvenuta in Lombardia». La proposta al governo arriverà già «entro giugno» annuncia Maroni. Il nuovo assetto richiederebbe anche modifiche alla legge elettorale regionale, attualmente basata sulla divisione del territorio in Province. L’annuncio del presidente di Regione Lombardia viene accolto con favore dal segretario regionale del Pd: «Il Pd lombardo con i suoi rappresentanti istituzionali è pronto a fare la propria parte per una riforma organica del sistema delle autonomie locali lombarde che deve avvenire con il pieno coinvolgimento delle realtà territoriali e valorizzando appieno gli spazi concessi dalla riforma della Costituzione. L’apertura di Maroni è positiva e speriamo che indichi un cambio di atteggiamento del suo partito nei confronti delle riforme del governo Renzi. L’obiettivo deve essere quello di semplificare i livelli amministrativi, rendere più efficace la pubblica amministrazione e sostenere la ripresa economica». Il consigliere regionale varesino di Forza Italia Luca Marsico sperimenta già da tempo il “tandem” con il proprio omologo comasco su diversi temi di interesse sovraprovinciale. «È giusto che si inizino a superare le reciproche diffidenze – ammette Marsico – un conto è la rivalità sportiva, che mi vedrà sempre parteggiare per i colori biancorossi del Varese, ma dal punto di vista amministrativo è giunto il momento di andare oltre alle divisioni territoriali. L’esperienza delle Ats, su cui pure è ancora presto per dare un giudizio, è una traccia importante da seguire in caso di evoluzione infausta della vicenda delle Province». Sì, perché Marsico, pur sostenendo la «buona idea» di Maroni, non si esime dal definire «scellerata» la Legge Delrio con la sua appendice dell’abolizione delle Province nella Costituzione. «Questa riforma potrà andare bene per il Molise, e lo dico con grande rispetto, ma per la Lombardia grida vendetta – afferma Marsico – bene fa Regione Lombardia a prevedere una soluzione alternativa per mitigare il danno di una scelta scellerata. È impensabile che tra Comuni e Regione non ci sia un’entità intermedia per la gestione amministrativa».