VARESE Mazzette in cambio di appalti e incarichi: a dieci anni di distanza dagli arresti Antonio De Feo e Alessandro Vitelmi vanno verso l’assoluzione. I reati contestati all’ex segretario provinciale della Dc (vecchia conoscenza dell’inchiesta Tangentopoli) e all’ex dirigente del settore servizi sociali dell’Asl varesina sono di fatto prescritti. L’udienza è in corso in questi minuti: il pubblico ministero Luca Petrucci (l’indagine molto complessa fu condotta dal pm Francesco Paganini) ha terminato la sua requisitoria. «Non v’è dubbio – ha detto il pubblico ministero in aula – che gli elementi di prova raccolti, le testimonianze di altri coinvolti, provino la colpevolezza degli imputati. Tuttavia, il recente cambio di talune normative, obbliga a chiedere il non doversi procedere contro gli imputati per sopraggiunta prescrizione del reato». In particolare è la così detta legge «salva Ruby» (che di fatto ha salvato anche l’ex presidente della provincia di Milano Filippo Penati da
uno dei capi di imputazione contestati) a portare De Feo e Vitelmi verso l’assoluzione dal principale capo di imputazione. La norma «salva Ruby» infatti scinde il reato in due parti: concussione per costrizione e concussione per induzione. Il secondo caso si prescrive in tempi molto più rapidi. Ad accusare De Feo e Vitelmi (in sintesi sarebbero state versate mazzette per fare in modo che molti appalti e incarichi relativi a case di riposo della provincia e non solo fossero veicolati verso la cooperativi di servizio di De Feo) anche le dichiarazioni Gregorio Posca, all’epoca dei fatti direttore della casa di riposo Villa Puricelli di Bodio Lomnago, (che ha patteggiato la sua pena dopo il coinvolgimento nelle indagini) e una busta contenente 160 mila euro già suddivisi in mazzette con scritto sopra «De Feo». Dopo le difese il collegio presieduto da Anna Giorgetti pronuncerà la sentenza. S. Car.
s.bartolini
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