VARESE Mazzette in cambio di appalti e incarichi in alcune case di riposo della provincia di Varese: non luogo a procedere per intervenuta prescrizione del reato per Alessandro Vitelmi, assoluzione perché il fatto non sussiste per Antonio De Feo. Si è chiuso il processo in primo grado che ha portato davanti al collegio presieduto da Anna Giorgetti una vicenda nata a fine 2003 con l’arresto di Gregorio Posca, all’epoca al vertice dirigenziale della casa di riposo villa Puricelli di Bodio Lomnago. Pochi mesi dopo erano stati arrestati anche l’ex segretario cittadino della Dc De Feo e l’ex dirigente dell’Asl varesina Vitelmi. Lunghissimo l’elenco dei capi di imputazione contestati a carico dei due: tra questi il più grave era quello di concussione. Secondo l’accusa, all’epoca l’indagine era
stata coordinata dal sostituto procuratore Francesco Paganini, ci fu un giro di mazzette affinché fossero affidati incarichi in alcune case di riposo alle cooperative gestite da De Feo. Per l’accusa l’ex democristiano era «il socio occulto di Vitelmi». Oggi il pubblico ministero Luca Petrucci ha asserito in aula «la colpevolezza degli imputati», sottolineando come recenti normative, a cominciare dalla norma «salva Ruby» che spacchettando il reato di concussione ne ha ridotto i termini di prescrizione, lo hanno portato «a chiedere il non luogo a procedere nei confronti degli imputati per intervenuta prescrizione del reato». Alle 16.30 la sentenza: la corte entrando nel merito ha concordato sul non luogo a procedere causa prescrizione per Vitelmi assolvendo invece De Feo perché il fatto non sussiste. S. Car.
s.bartolini
© riproduzione riservata










