Meglio fallire (o dimettersi) che morire così

Il commento di Andrea Confalonieri sulla sconfitta in casa per il Varese contro il Livorno

Sotto l’erba del Franco Ossola ci siamo noi. Polvere siamo e polvere ritorneremo. Giochiamo e moriamo ma ci manca l’urlo del gol, mentre la fine – che può anche essere un nuovo inizio – s’avvicina.

Inutile fare i permalosi o prendersela quando la curva urla dalle sue viscere (meglio essere diretti che tenersi dentro il rospo) quello che tutti covano da tempo: la sfiducia, la lontananza, la rabbia nei confronti della società. Laurenza ha avuto due anni di tempo, partendo dal giorno in cui aveva il mondo ai suoi piedi, per farvi-farci sentire anche un po’ nostro questo Varese, e invece ce l’ha portato via, ascoltando (quasi) sempre le persone sbagliate e allontanando quelle giuste, e per giuste intendiamo leali oltreché competenti: uno su tutti, Giorgio Scapini (chi ha segnato ieri contro il Napoli? Lazaar, esatto: l’ha scoperto lui).

Adesso che siamo penultimi – se il Crotone vince, ultimi – il presidente può anche dimettersi (accadrà magari martedì se alla scadenza di domani sera il Varese non sarà riuscito a pagare, beccando un’altra penalizzazione), può dire quello che vuole, perfino che saremmo già morti senza il suo sacrificio, ma perché non ha fatto chiarezza la scorsa estate dicendo pane al pane e vino al vino? Perché 5 direttori sportivi in meno d’un anno? Perché farsi aiutare da misteriosi imprenditori svizzeri? Perché andare avanti grazie alla fede di tutti, senza uomini di fede?

Perché non ha detto prima e subito “Io non ce la faccio più, queste sono le chiavi e le do al sindaco.L’errore del presidente è tutto qui: non aver urlato la verità, a costo di farsi male allora per non morire oggi.

Noi eravamo in piazza Monte Grappa, e prima al Palace Hotel, e ascoltavamo orgogliosi quel coro: “Laurenza portaci in Europa”. Abbiamo iniziato a non capire più il presidente quando tutta la città lo implorava di liberarsi delle persone sbagliate e lui non lo ha fatto. Si è fidato dei lupi, e questo è il risultato. Ha messo sempre un cerotto su un’eterna operazione a cuore aperto. E invece serviva solo un medico bravo, il migliore, che lui non ha mai voluto ascoltare (Sogliano). Così è un’agonia: non tiriamola in lungo. Mettiamo le carte in tavola. Meglio fallire, dimettersi (se non lo fa Laurenza, “dimetta” tutti gli altri) o rischiare di morire oggi, piuttosto che andare incontro a fine sicura.

Ci mancava solo una cosa: il centravanti, e siamo usciti dal mercato perdendone due. Non è cattiveria, è logica. È buon senso, è evidenza. Come fai a giocare in serie B e salvarti con un centravanti della Primavera del Cagliari (Varela non è una punta) o con Forte al 50%? Ti salvi con gli attaccanti che la buttano dentro, toccano una palla davanti alla porta e fanno gol: infatti Carpi, Pro Vercelli e ieri il Livorno ci hanno stuprato al primo e unico tiro con l’uomo-gol: Mbakogu, Marchi, Siligardi. Se vai al mercato delle vacche e devi mangiare, prendi la vacca grassa (una sola) e non sette od otto vacche magre.Che fare, ora? Andare fino in fondo con le persone vere, al diavolo tutti gli altri.