«Ripartiamo dall’Eccellenza senza questa dirigenza». È questo il coro che riassume la mattinata di passione vissuta tra la Curva Nord e via Manin. Trecento tifosi, forse qualcosa in più, sotto un sole cocente ma con un obiettivo comune: chiedere rispetto. Rispetto perché si sentono traditi, calpestati, oltraggiati da una dirigenza ed una squadra non in grado di onorare il nome e la storia del Varese e della città di Varese.
«Ripartiamo dall’Eccellenza, con gente che ami il Varese e che non venga qui solo per business». E soprattutto senza questa dirigenza, urlano. I cori – e a tratti gli insulti – non risparmiano nessuno, stavolta nemmeno il dg , che è il primo ad esser preso di mira. Poi l’attenzione dei tifosi si sposta su , su , su , su («Cassarà, Cassarà, Cassarà di questo Varese che ne sa…»).
Intorno alle dieci e trenta, all’ombra delle piante di fronte al PalaWhirpool, hanno iniziato a radunarsi i primi tifosi, dai ragazzi della Curva Nord agli Arditi, ma anche tantissimi altri di ogni età, dai più giovani ai più esperti, coloro che il Franco Ossola lo frequentano da decenni. È il corteo di tutti i tifosi del Varese, finalmente compatti e finalmente assieme. ed inizia con un coro d’amore: «Noi abbiamo Varese nel cuore», come a distanziarsi da chi ora ha in mano le redini della società, «Varese siamo noi, ma chi cazzo siete voi, mercenari senza palle e dignità».
I toni sono forti, ma la pazienza è finita. «Sono mesi che veniamo presi in giro da tutta Italia, prima Striscia la Notizia, poi la Gazzetta, il Corriere, tutti quanti» ammonisce un tifoso. «Varese merita rispetto e noi non meritiamo tutto questo schifo. Per questo chiediamo a tutti i dirigenti di andarsene, dal primo all’ultimo. Meglio l’Eccellenza, ma con gente seria. La curva ci ha sempre messo la faccia, non si è mai fatta comprare. Ci contestarono dopo lo striscione “Venduti” di Varese – Catania, ed avevamo ragione noi. Si può retrocedere, quello sì, ma non vendendosi le partite come hanno fatto questi qui, mentre noi ci pagavamo le trasferte di tasca nostra, magari evitando di uscire il sabato sera per risparmiare i soldi e lasciando a casa la famiglia».