Melvin Johnson, ok. Nella scia di un “rookie”, di un universitario americano vergine a qualsivoglia contatto con il professionismo, ci leggi sempre la stessa cosa, almeno fino a quando non la vedi planare sul parquet e sei in grado di distinguere, con i tuoi più o meno esperti occhi. Ci vedi fascino, dubbi e speranze, non sempre in rigoroso ordine di citazione. È che basta andare su Wikipedia per rendersi conto come la nuova guardia classe 1993 della Openjobmetis Varese abbia appena finito di frequentare l’ateneo di Virginia Commonwealth University, la stessa università – ed è al confronto, ove non la memoria non sorregge, che serve l’enciclopedia online – di un ex atleta della Pallacanestro Varese.Johnson porta Maynor? L’argomento del giorno, ben prima dei festeggiamenti per il terzo acquisto biancorosso dell’estate (terzo e mezzo… considerando quel Krjstian Kangur ormai quasi partente e convinto con abile strategia a tornare sui suoi passi), gioca su questo interrogativo. Il playmaker dell’era Pozzecco-Caja è stato un “Rams” cinque anni prima del newyorkese appena entrato nei ranghi di Paolo Moretti ed è più che probabile – i due, Maynor e Johnson, si sono incrociati a Las Vegas nei giorni della Summer League – che sia stato proprio il valente Eric a descrivere al giovane la realtà varesina. La classica raccomandazione, ampiamente meritata dallo staff tecnico, medico e societario varesino, che – pur cambiando in taluni attori – ha dato sempre prova di godere dell’apprezzamento e del buon ricordo,
umano e professionale, di chi transita da questi lidi. Una raccomandazione disinteressata? Lo si scoprirà presto: la società è su Maynor, il giocatore ha probabilmente in mano un’offerta, Max Farraiuolo – per sua stessa ammissione in una nostra recente intervista – ha parlato con lui. Ora il regista deve solo decidere dove vuole far ripartire una carriera martoriata da pesanti infortuni alle ginocchia, valutando ovviamente la congruità economica delle proposte e contemperando la stessa con altri benefit non necessariamente misurabili in dollari, vedi appunto l’ambiente, le persone e la cura di tanti particolari che attengono all’esistenza quotidiana. Insomma: in un’estate in cui la sicurezza sui nomi – fortunatamente o sfortunatamente, dipende dai punti di vista – non abbonda (che sia cambiato qualcuno ai piani alti?) quello di Eric Maynor from Raeford, North Carolina, pare essere qualcosa di più che un sogno o una suggestione.Per il resto, benvenuto Melvin. Alto 191 centimetri, all’apparenza longilineo, sembra avere dalla sua la potente arma del tiro da fuori. Con una guardia così, tutta in ogni caso da valutare al cambio Usa-Europa, e due lunghi profondamente diversi come Kangur e Anosike, nei due ruoli mancanti bisogna sbizzarrirsi: in cabina di regia serve un attivatore che sappia anche mettersi in proprio e che sia in grado di duettare con un centro come il nigeriano, creando quella pericolosità interna in grado di aprire gli spazi oltre l’arco. Chris Wright? Magari… Ma adesso ci sarebbe un piano b più che intrigante.