«Mi hanno derubata a Londra» Ma è una truffa mangia-soldi

VARESE Si chiama phishing, ed è una forma di truffa informatica sempre più diffusa. E a farne le spese, a Varese, è stata la coordinatrice varesina dell’Uni3, Giuseppina De Maria. Con un particolare in più: l’hacker che l’ha attaccata si è impossessato dei suoi contatti email, tra cui figurano anche tutte le più alte cariche istituzionali del territorio, dal prefetto Giorgio Zanzi al sindaco Attilio Fontana. Come già successo ad un sindaco nel comasco, e a moltissimi cittadini, il pirata informatico ha attaccato, rubando l’identità e cercando di truffare più conoscenti possibili.De Maria è in vacanza, vicino Taranto. Un paio di giorni fa ha ricevuto telefonate allarmate da alcuni amici: «Avevano ricevuto una mail in cui spiegavo di essere a Londra, di aver subito un furto, e in cui chi si spacciava per me chiedeva soldi». Non le è rimasto che rispondere su Facebook, visto che la casella email di Uni3, da cui è partita la falsa mail, è inutilizzabile. «Carissimi tutti, qualcuno ha inviato una mail a mio nome per chiedere soldi. È un tentativo di truffa io sto bene, sono al mare con i miei nipotini, non ho bisogno di nulla, ma fate attenzione a non abboccare». Perché nell’email si faceva riferimento al possibile invio di denaro tramite Western Union, con tanto di numero di telefono di un fantomatico “Blue Island Hotel”.De Maria collega questo sfortunato

episodio a una mail ricevuta qualche giorno prima: «Mi è arrivata una mail in cui mi veniva annunciata la possibilità di un ricco lascito per l’associazione, da un sedicente malato terminale. Ho risposto, invitando a contattarci direttamente, lasciando anche il numero di cellulare che utilizzo per Uni3: volevo verificare, non depennare a priori una possibilità per l’associazione. Non so se è stato questa risposta a scatenare gli hacker, fatto sta che meno di una settimana dopo sono partita dalla mia casella una miriade di mail in cui qualcuno ha tentato di estorcere soldi ai miei conoscenti spacciandosi per me».È un tipico caso di phishing, pratica sempre più diffusa, ma non troppo complessa da contrastare. Gli hacker si fingono banche, poste o ditte, creando siti web che imitano in tutto quelli delle vere aziende, e spedendo i link d’accesso in mail simili in tutto a quelle ufficiali. Chi ci capita sopra non si accorge quasi di nulla, mentre l’hacker chiede dati personali, password, perfino numeri per accedere al servizio di home bancking. Qualche anno fa, il più diffuso virus di questo tipo è stato quello di “Poste Italiene”.«Per ora l’unica conseguenza spiacevole sarà la necessità di cambiare indirizzo mail – racconta De Maria – e la perdita di tutto un patrimonio di contatti accumulato negli anni. Spero solo che l’hacker non attacchi le caselle di posta dei miei contatti».

s.bartolini

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