«Milanese e tifo Varese. È presto per i processi la squadra migliorerà»

Fabrizio Fiorini (nella foto con Daniele Cavaliero) è un milanese che tifa Varese: di default parrebbe già questo un buon motivo per una breve chiacchierata con lui. Poi ci sono la sua storia da consorziato e la cifra stilistica che la contraddistingue. Passione è abusato, scriviamo di ardore: il titolare di Effe Effe srl, nonché vicepresidente di Varese nel Cuore, segue costantemente gli allenamenti della squadra, guarda le partite dalla tribuna invece che dal parterre («Così posso soffrire meglio») con sua moglie, che è l’origine di questo amore sportivo, ha il profilo Facebook “intasato” di biancorosso. Si spende, e lo si capirà dall’intervista, per una fede che va al di là delle parole.

Quello appena iniziato è il terzo anno: sono entrato prima da sponsor, poi, nel luglio 2014, sono diventato effettivamente un consorziato. Perché? Né business, né passaparola: a spingermi c’è stata e c’è solamente la passione. Per un’azienda come la mia, che opera in uno specifico settore come quello degli acquedotti e delle reti, il marketing e le occasioni di matching sul territorio sono relative.


Ho giocato a basket e ho sempre tifato Varese, pur essendo di Milano. Seguivo la squadra ai tempi della grande Ignis, poi gli impegni di lavoro mi hanno costretto ad allontanarmi. Grazie all’amicizia personale che ho con la responsabile della logistica e della biglietteria Raffaella Demattè, sono tornato a vedere qualche partita, mi sono riappassionato e ho accolto l’invito a dare una mano. Poi sono entrato anche nel direttivo.


Non sono solo quelle che si vedono da fuori: siamo persone che dedicano tempo e soldi per garantire il futuro di questa società. Per questo motivo certe critiche inconsapevoli a volte danno un po’ fastidio…


L’idea distorta è che il budget della gestione dipenda esclusivamente dal Consorzio, quando Varese nel Cuore è più che altro il garante della continuità della Pallacanestro Varese, lo zoccolo duro che la tiene in piedi. Poi ci sono le altre componenti, ovvero gli sponsor e soprattutto i tifosi. Un’altra cosa non viene capita: noi non partecipiamo alle scelte tecniche, ci limitiamo a condividere le strategie ad inizio stagione. E a lavorare per mandare avanti una famiglia composita, quale effettivamente siamo.


Il direttivo di cui faccio parte ha il compito di fidelizzare i consorziati e di cercarne di nuovi, facendo in modo che tutto funzioni e che ognuno si senta coinvolto. Perché il consorziato non è uno sponsor: se uno entra solo per business, rischia di uscire presto. Tutti noi crediamo in questa causa, mettiamo cifre non indifferenti e non a cuor leggero, convinti che sia un privilegio poter aiutare la Pallacanestro Varese.


Maggior visibilità e l’essere coinvolti nelle iniziative della squadra. Per migliorare la prima ci stiamo attivando, tra l’altro, al fine di creare un nuovo sito web.


La situazione non è rosea, ma nemmeno così tragica come viene dipinta. La società ha fatto scelte ben precise dal punto di vista tecnico: fossimo convinti che la loro sintesi sia stata quella vista contro Caserta alla prima, non dovremmo certo prendercela con i giocatori. Invece non è così: bisogna avere pazienza e fiducia, nel coach, nella squadra e in chi l’ha costruita. Bocciare già tutti dopo due partite e creare un clima ostile è un rischio enorme.