Mille precari in coda a Varese Che odissea, poveri prof

VARESE «Questo sistema è creato apposta per innescare la guerra tra poveri. E la cosa triste è che noi ci caschiamo». Poche le speranze di Michele Derrico, professore d’inglese, precario della scuola da diciannove anni. Anche lui era al Manzoni, ieri mattina, per l’assegnazione delle cattedre e degli “spezzoni”, le ore rimaste libere. Lui e altri mille insegnanti, di tutte le materie, per capire quanto, dove e soprattutto se lavoreranno durante quest’anno scolastico.Mille professori sotto il sole, nell’atrio del Manzoni in via Morselli, ad aspettare che venga convocata la propria classe di concorso, quindi le cattedre e gli spezzoni divisi per materia di insegnamento. I presidi convocati dall’Ufficio Scolastico Territoriale per fare parte del pool che definisce le nomine dei precari escono a turno, chiamano a gran voce il codice della classe, e un centinaio di prof si riversa all’interno. Nell’aula in cui vengono assegnate le sedi di insegnamento si entra pochi alla volta, chiamati nell’ordine della graduatoria. «Una specie di fiera – dice Greta Tamburini, anche lei insegnante di inglese da sei anni – con anche la sorpresa finale. Perché non è detto che i posti liberi apparsi sul sito dell’Ust giovedì sera siano gli stessi che ci troveremo davanti al momento di scegliere, e nessuno è realmente in grado di spiegare perché succeda questo, ogni anno».Per salire in graduatoria e avere più possibilità di scelta della sede, i prof sono disposti a tutto. Corsi di formazione,

ore di insegnamento spezzettate e disseminate su tutto il territorio provinciale: qualunque cosa pur di avere punti preziosi, nell’illusione dell’assunzione a tempo indeterminato. E spesso non basta. Come per Derrico, che nel ’99 ebbe il torto di non affrontare l’ultimo concorso per entrare in ruolo. «Non potevo sapere fosse l’ultimo, e comunque ero già abilitato. Ma negli anni, pur continuando ad insegnare, in graduatoria sono stato superato da gente con meno esperienza di me».Colpa anche di Letizia Moratti che, nel suo periodo da ministro dell’Istruzione, impose ai prof di scegliere tra medie e superiori. «Ho scelto le superiori, e i punti accumulati insegnando alle scuole medie sono scomparsi, facendomi fare un balzo indietro nella graduatoria. Poi sono state aperte le frontiere provinciali, e colleghi venuti da fuori si sono aggiudicati il mio posto».Ed è questa la guerra tra poveri di cui parlano anche gli altri precari in attesa: «non siamo capaci di fare gruppo tra noi e il sistema di assegnazione, con questo meccanismo legato ai punti, favorisce chi vuole fare le scarpe agli altri – dice ancora Greta Tamburini – A pagare le conseguenze di un sistema scolastico nel caos, poi, sono soprattutto i ragazzi, che non hanno continuità didattica». Il ritardo accumulato dal Miur ha posticipato le operazioni dell’ufficio territoriale, e il risultato sarà che, fino ad ottobre inoltrato, parecchie classi resteranno senza professori. Stabilire quanti è impossibile: l’unica cosa sicura sarà il disorientamento dei ragazzi.

s.bartolini

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