Riassumere quasi quarant’anni di carriera non è semplice, soprattutto se sono stati vissuti sempre in prima linea: sulle strade, in borghese con la Squadra Mobile o in divisa con le Volanti. Ma oggi per Mirco Barban, classe 1965, è arrivato il momento di appendere al chiodo pistola e distintivo. Dopo una vita nella Polizia di Stato, inizia la sua meritata pensione.
Entrato come agente ausiliario nell’ottobre del 1986, Barban ha affrontato tutta la gavetta fino a raggiungere il grado di commissario, ruolo con cui ha guidato fino a ieri la Squadra Volanti della Questura di Varese. Uomo di polizia stimato e collega apprezzato, è sempre stato noto come il “poliziotto col sorriso”, capace di conquistare la fiducia di tutti con la sua umanità e disponibilità.
La sua carriera è iniziata alla Polizia Stradale di Busto Arsizio, proseguendo con un incarico alla Polizia Postale tra il 1989 e il 1993. Dopo il corso da sottufficiale, è stato assegnato alle Volanti della Questura, e dal 1996 al 2015 ha prestato servizio alla Squadra Mobile. Un periodo denso di operazioni significative,
vere e proprie pagine della storia criminale del territorio varesino: dall’operazione “Pantagruel”, che portò alla luce un gruppo armato dedito a furti e rapine, alle tante indagini antidroga come “Dagadree”, “Nazca”, “San Fermo” e la celebre “Scialla semper”, che finì persino nel titolo di un disco del rapper Massimo Pericolo, all’epoca tra gli indagati.
Dal 2015 ha chiuso il cerchio professionale tornando alle Volanti, ricoprendo ruoli di crescente responsabilità fino a quello di dirigente. Parallelamente, ha anche contribuito alla vita sindacale della Polizia, impegnandosi nel direttivo provinciale del Siulp.
Ma Barban non è solo un uomo di legge: è anche un uomo di sport e di famiglia. Dopo aver allenato con successo l’Union Villa Cassano, portandola in Eccellenza, ha assunto ruoli dirigenziali nella Solbiatese, dove è tuttora attivo. È sposato con Samantha, padre di Simone, Marco e Federica, e dal settembre 2023 è anche nonno della piccola Rebecca.
Il suo ultimo giorno in servizio è stato salutato come merita una carriera esemplare: con abbracci, applausi, qualche lacrima e le sirene accese delle “pantere” in piazza Libertà. Un modo per dire grazie a un poliziotto che ha lasciato un segno profondo nella Questura di Varese, con professionalità, dedizione e un cuore sempre umano.