Mister Flaherty diventa Borghi «Con lui fiero d’essere italiano»

VARESE «Interpretare Borghi mi ha fatto sentire fiero di essere italiano», è Lorenzo Flaherty a commentare così il suo lavoro nella fiction Rai “Mister Ignis”. L’attore, ospite ieri sera di uno speciale appuntamento organizzato dagli otto club Lions di Varese al Palace Hotel, si è speso in parole di elogio per l’imprenditore varesino Giovanni Borghi cui è dedicata la fiction tivù. La produzione è in fase di ultimazione e dovrebbe andare in onda già a marzo su RaiUno. «Il passaggio dal capitano dei Ris a quello di una grande industria è stato particolare – racconta l’attore – da una parte il fascino delle indagini e dall’altra un personaggio importante, storico. Uno di quei personaggi che ti riempiono molto come attore. È stata un’esperienza bellissima, una di quelle che illuminano la carriera perché interpreto un personaggio storico, fautore di un marchio prestigioso come quello della Ignis». C’è entusiasmo e ammirazione nelle parole di Flaherty che cerca nel porsi anche per gli scatti dei fotografi in modo possente dicendo: “Sono Mister Ignis”. «Con questo lavoro ho potuto capire come Varese sia un punto di riferimento per l’industria e l’imprenditoria italiana. Una città che seppur industriale ha saputo mantenere il suo aspetto umano differenziandosi da centri più nervosi come Milano. Varese rimane un punto di riferimento grazie alla tradizione di famiglie di imprenditori che hanno saputo coniugare lavoro creativo e competitività».Un incontro,

dunque, che pare aver folgorato l’attore che non si sottrae alle fotografie con gli ospiti della serata, in particolare le signore. «Ho vissuto intensamente la realtà di Giovanni Borghi, una realtà fatta di impegno e di grandi valori che caratterizza il lavoro, l’industria e le aziende di queste parti». Altro protagonista del talk show il calciatore Pietro Anastasi che fu fautore degli anni gloriosi del calcio varesino. «Ero un ragazzino e ricordo che quando arrivai Borghi mi disse che ero un po’ magher per fare il centravanti. Non ne nascono più di uomini generosi come lui. L’anno della vittoria con il Cagliari, portò tutta la squadra con l’aereo da Dino De Laurentiis e ci regalò un anello di Cartier, per un ragazzo di 19 anni come me era una favola». Ma l’industriale varesino non si occupò solo del calcio, fu lui l’appassionato sostenitore della mitica Ignis che portò Varese a essere conosciuta in tutto il mondo del basket e in quegli anni Dino Meneghin militava proprio con la maglia giallo-blu. «Grazie alla famiglia Borghi, la pallacanestro Varese è entrata nella storia mondiale. Ancora oggi in giro per il mondo incontro vecchi giocatori che ricordano l’epopea della grande Ignis. Ricordo che un giorno avevo la febbre a 40 e lui mandò un aereo a Trieste per portarmi a Varese a curarmi. Ecco l’umanità e il grande legame con gli atleti».

s.bartolini

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