Berlusconi non é stato abbastanza furbo da chiedere una buonuscita…». Lo ha detto Bossi in riferimento al processo Mills. Ma a chi Berlusconi avrebbe dovuto chiedere il salvacondotto? A quale struttura e organizzazione dello Stato si ispira il movimento da lui capeggiato?
Enrico Maranzana
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È difficile immaginare che uno come Berlusconi possa chiedere una buonuscita a uno come Monti. Berlusconi conosce le persone e il mondo, ha spirito pratico e abilità operativa. Soprattutto ha rispetto della sua intelligenza (sua di Silvio medesimo). Non chiederebbe mai a Monti ciò che Monti non gli può garantire. E Monti ha troppa considerazione delle virtù di Berlusconi per pensare, anche solo en passant, che si facciano contaminare dal difetto d’una esosa furbizia.
Berlusconi e Monti si conoscono da tempo, e ciascuno ha dell’altro una considerazione non di facciata: un apprezzamento sostanziale. Berlusconi l’aveva al punto da volere Monti nel suo governo, Monti l’ha al punto da ritenere che Berlusconi non oserebbe mai vincolare la sopravvivenza di quest’esecutivo tecnico all’erogazione di privilegi pro domo sua. A Bossi sfugge una semplicità di fondo: che al Berlusconi privato conviene che il Monti pubblico riesca a tirar fuori dai guai l’Italia perché ne beneficerebbero le sue aziende. Come tutte le altre aziende del Paese. Quando Monti parla, oltre che di equità, di sviluppo e crescita, pensa anche al prezzo alto che l’imprenditoria nazionale sta pagando alla crisi; e che va abbassato in fretta. Questo è il vero salvacondotto di cui ha bisogno Berlusconi, e che gli antiberlusconiani giudicano positivo.
Il processo Mills finirà come deve finire, cioè con la prescrizione. Gli effetti politici saranno quelli che già ci sono stati, non essendosi palesata alcuna novità. Il governo, se deve cadere, non cadrà per colpa d’un testimone. Cadrà se il Pdl rifiuterà di testimoniargli il suo appoggio sulle riforme che sono venute e che verranno: Bossi se ne faccia una ragione.
Max Lodi
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