Stefano Coppa sorride, quando gli chiediamo di fare una chiacchierata. Sono stati mesi complicati, in effetti: succede, quando la critica di chi non si allinea (e mai si allineerà) a colpire quando serve. A questo serve un giornale, a patto che gli attacchi e le critiche (non rinneghiamo nulla di quanto abbiamo scritto, sia chiaro) non scendano mai nel personale. Quindi: Coppa, la facciamo un’intervista? «Se insistete…».
La frase più azzeccata per definire lo stato d’avanzamento dei lavori è questo. “Stiamo lavorando per voi”.
Otto giocatori su dieci ci sono, mancano il quattro e il cinque che stiamo cercando di incastrare. Ma ci stiamo lavorando. Tra una settimana andrò al mare per qualche giorno e ho dovuto comprare uno scanner portatile: nel caso dovessi firmare dei contratti.
Ho in mano il suo contratto firmato, e il ragazzo è gasatissimo all’idea di venire qui. Sono già pronti i documenti per il visto e i biglietti aerei. Non abbiamo ancora ufficializzato perché ci sono dei problemi con il suo agente Usa. Ma lo faremo quanto prima.
Premetto che non è una coppia ma un quartetto: Stefano Vanoncini e Paolo Conti stanno lavorando insieme a loro e stanno facendo un lavoro importantissimo. Tornando alla coppa Moretti-Arrigoni, dico questo: Paolo ha le idee chiare su quel che vuole, Bruno capisce le sue esigenze e cerca di accontentarlo. Mi telefonano cinquanta volte al giorno, ma a parte questo sono felicissimo.
Sono stato io a chiedere di condividere con me ogni scelta, perché poi sarà più facile per me difenderle. Per la prima volta nella squadra che verrà ci sarà tanto anche di mio.
Il fatto che vadano d’accordo: questo per me è fondamentale ed è stato alla base di tutte le scelte fatte. Nel cercare un coach e un d.s. ho sempre ragionato pensando a una coppia, mai a due singoli. Perché l’esperienza mi ha insegnato che quando allenatore e dirigente non vanno d’accordo, arrivano i problemi.
Prossima domanda, grazie.
È stata una scelta mia, arrivata dopo aver ponderato e analizzato tante varianti. Ho preso atto di fatti e accadimenti avvenuti dopo la fine del campionato, ho raccolto informazioni.
Non ho preso in giro nessuno, tant’è che fino a pochi giorni prima della firma di Moretti era in gioco anche lui per una possibile conferma. Poi ho preso una strada diversa: perché immaginando Caja come parte di una coppia con il ds non riuscivo a trovare l’incastro giusto, perché volevo partire azzerando tutto. Ripulendo la piazza dalle scorie lasciate dalla stagione scorsa, complicatissima.
Mi dispiace, davvero. Il nostro ricorso nei confronti della sua causa è stato fatto per una questione di principio: vedremo come andrà a finire. Del resto, stiamo parlando di 5 mila euro, non di 5 milioni: se avremo torto e dovremo pagare, pagheremo. Però una cosa la devo dire.
Venti giorni fa Caja ha rilasciato un’intervista in cui dichiarava che i rapporti con la società erano ottimi, che ci ringraziava per l’opportunità che gli avevamo dato, che eravamo liberi di fare le nostre scelte. Poi però mi pare che nel giro di qualche giorno tutto si sia ribaltato, che Caja si sia incattivito nei nostri confronti, nei miei confronti. Ecco, questo non riesco a capire: non c’è coerenza tra quanto detto in quell’occasione e quanto poi fatto. E questa cosa mi lascia molto sereno sulla scelta fatta nei suoi confronti. Probabilmente ho preso la decisione giusta.
Scorie da ripulire, ripeto. Abbiamo provato a tenere solo Maynor, ma non potevamo competere coi soldi russi.
Rasizza ci ha fatto delle richieste legittime e sacrosante, che noi abbiamo accolto. Abbiamo svolto dei lavori nel palazzetto per venire incontro alle necessità dello sponsor, e il nostro settore comunicazione si affiancherà al loro ufficio marketing per migliorare anche in questo aspetto. I rapporti con lo sponsor sono buoni, e lo testimonia l’ottimo rapporto personale che abbiamo sviluppato con Marco Vittorelli. L’uomo di Openjobmetis nel nostro Cda si è ambientato benissimo, grazie al suo atteggiamento positivo e sempre molto sobrio.
Il tifoso varesino trova sempre un motivo valido per abbonarsi. Quest’anno l’ha fatto pur non avendo un traino come era stato quello di Pozzecco un anno fa, e senza avere una squadra già bell’e fatta. Forse l’accoppiata Arrigoni-Moretti ha conquistato la fiducia della gente.
La critica ci sta, sempre. Anche perché chi la fa non ha in mano tutti gli elementi per conoscere e giudicare. Se fossi stato fuori dalla società probabilmente anch’io avrei definito Stefano Coppa il “Re Tentenna” del basket varesino. L’impressione era quella.
Me l’hanno fatto leggere. Mi preoccuperò il giorno in cui Claudio Pea parlerà bene di me.
Non avete avuto i guanti bianchi, ma ci può stare. Una cosa ci tengo a dirla: non ho assolutamente nulla contro La Provincia di Varese, contro il suo editore, contro il suo direttore. E tantomeno contro chi mette ogni giorno la firma sotto i pezzi di basket.