Il fondo F2 i aveva ragione: le dichiarazioni dell’ex presidente Sea Giuseppe Bonomi nel corso del roadshow di presentazione dell’Ipo, a novembre 2012, non erano del tutto coerenti con il prospetto informativo diffuso dalla società di gestione aeroportuale in sede di presentazione dell’offerta per la quotazione in Borsa di Sea.
La Consob ha, infatti, inflitto una sanzione amministrativa pecuniaria a Sea proprio per le dichiarazioni rilasciate da Bonomi. Con una delibera datata 23 aprile scorso e pubblicata sul sito della commissione, Sea viene sanzionata per cinquemila euro (il minimo) perché le dichiarazioni rilasciate in sede di presentazione dell’offerta, poi ritirata, sono state giudicate «non coerenti con quanto riportato nel prospetto informativo in merito alla politica di dividendi non adottata dall’emittente». Il 19 novembre 2012, ricorda Consob, Giuseppe Bonomi, presidente e legale rappresentante, fece delle «dichiarazioni in merito all’intenzione della società di distribuire dividendi in misura pari al 70% degli utili conseguiti».
Parole che provocarono subito uno scontro tra il management e l’azionista F2i che chiese e ottenne un supplemento al prospetto per precisare che la società non aveva adottato una politica di dividendi.
Un mese di novembre “di fuoco” con Sea decisa a quotarsi in Borsa e un presidente (l’ex Giuseppe Bonomi) sempre più deciso a tirare dritto per la sua strada nonostante la contrarietà all’operazione da parte del Fondo amministrato da Vito Gamberale, allora azionista soltanto al 29,7 % di Sea, che accusava la società di non aver comunicato al mercato i dati sensibili sull’andamento della società, sul traffico passeggeri in diminuzione negli ultimi due mesi di quel periodo e anche sui crediti commerciali maturati verso un paio di compagnie aeree.
Punti oscuri per F2i che il mercato avrebbe dovuto conoscere, sui quali, però, Sea replicò puntualmente con tutte le precisazioni del caso.
Ma fu soprattutto il riferimento alla distribuzione dei dividendi in misura pari al 70% di utili conseguiti a non convincere affatto.
Ora la sanzione della Consob si attesta, comunque, sulla cifra minima (l’articolo 191 del Tuf parla di un minimo di cinquemila e un massimo di 500mila euro) grazie all’atteggiamento collaborativo di Sea che alle perplessità espresse da F2i aveva risposto mandando anche alla stessa Consob tutte le precisazioni rivolte al Fondo di Vito Gamberale.
La sanzione comminata sarebbe stata, infatti, ben più consistente, evidenzia Consob senza «l’atteggiamento collaborativo tenuto dalla società successivamente ai fatti oggetto di contestazione, l’assenza di danni causati agli investitori e l’atteggiamento collaborativo e trasparente, ancorché teso ad una diversa qualificazione dei fatti ascritti, mostrato da Sea nell’ambito del procedimento sanzionatorio a suo carico”. La stessa Sea non farà ricorso contro la sanzione.
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