Murales sì o no? Parliamo invece della sporcizia

Il dibattito varesino che si è riacceso sul sì o no ai murales, anche a quelli d’arte, mi fa venire alla mente soprattutto una cosa: il degrado in cui continua a versare la città. Per troppo tempo si è stati tolleranti in eccesso verso chi sporcava ovunque, e certo non con intenti culturali. I murales d’arte sono eccezioni, la regola è differente, basta girare e guardarsi attorno per rendersene conto. Mi domando come sia possibile che i graffitari possano agire indisturbati per ore, senza che nessuno li sorprenda e sanzioni. Non dovremmo essere una città modello per sicurezza, ordine pubblico eccetera?

Dovremmo. E invece non siamo. Pur se il nuovo assessore alla specifica materia, epigono del dimissionato Clerici, assicura il massimo impegno per restituire a Varese il decoro perduto. Aspettiamo che alle parole seguano i fatti. Per ora vi hanno seguito ulteriori lordure nel centro cittadino, per esempio in corso Moro, via Foscolo, piazza Ragazzi del ’99. Anche, purtroppo, laddove il benemerito lavoro d’un gruppo di volontari aveva provveduto a ripulire muri, infissi e pavimentazioni da ogni sorta d’insozzamento. Ci vorrebbe sorveglianza maggiore, e poi pene severe, infine l’esecuzione delle medesime. Purtroppo, in una società che in buona parte rifiuta l’osservanza delle regole, l’unico modo per ottenere che tutti ricevano rispetto è applicare la tolleranza zero verso alcuni. Non c’è altro discorso che riceva comprensione. Quello riguardante i murales d’arte è diverso, e non ha nulla a che vedere con l’imbrattamento abusivo e volgare degli spazi pubblici e privati. Se autorizzata e lecita, perché una manifestazione dell’estro culturale dovrebbe essere impedita?