“Muto” l’uomo gambizzato E a Cardano resta il mistero

CARDANO AL CAMPO «Non lo dico». Sarebbe stata ferma la risposta di Michele Ranieri, il cardanese di 48 anni, preso a colpi di pistola nel pomeriggio dell’altro ieri in piazza Sant’Anastasio sotto gli occhi di parecchi testimoni.
L’uomo, ferito all’addome e alle gambe, sarebbe sempre rimasto cosciente ma avrebbe rifiutato di dire ai carabinieri di Gallarate il nome dell’autore dell’agguato mentre veniva trasportato in ospedale a Gallarate dove è ricoverato in prognosi riservata (ieri è stato sottoposto a un intervento chirurgico per sanare la frattura di un femore) senza però

più essere considerato in imminente pericolo di vita.
Ranieri è stato chiamato fuori dal Roxy Bar dal suo aggressore: certamente ne conosce il nome così come conosce il movente che ha armato la mano del killer mancato per un soffio. Il ferito, però, rifiuta di collaborare (e quasi certamente lo farà anche in futuro quando sarà ascoltato in sede ufficiale) . Al vaglio degli inquirenti c’è anche una telefonata sul cellulare di Ranieri che la vittima della sparatoria avrebbe ricevuto pochi minuti prima di essere preso a pistolettate in centro paese. Ci sarebbe un testimone che quella telefonata dai toni forse concitati l’avrebbe brevemente intercettata.
Gli uomini dell’Arma, coordinati dal sostituto procuratore Mirko Monti, stanno ora concentrando le indagini nel mondo dello spaccio di droga. Ranieri ha parecchi precedenti in quest’ambito. Al vaglio ci sono gli ultimi “affari” che la vittima avrebbe trattato: magari un carico di droga sparito o un debito, e quella dei soldi sarebbe la pista più accreditata ad oggi, non saldato da parte del quarantottenne che avrebbe anche potuto decidere di vedere in proprio una partita di stupefacente senza dividere l’incasso con chi di dovere. Sullo sfondo anche l’ombra della criminalità organizzata: Ranieri, di origini campane, avrebbe avuto in passato anche contatti indiretti con alcuni esponenti della camorra.
Di fatto quella andata in scena in piazza Sant’Anastasio è un’esecuzione in piena regola, fallita solo per fortuna. La volontà omicidiaria, per la procura, è provatissima: le immagini registrate dalle telecamere mostrano l’aspirante killer che arriva, chiama la vittima, e gli scarica contro 7 colpi calibro 45. Un intero caricatore: i primo due proiettili arrivano ai polpacci, Ranieri cade, si rialza cercando di avventarsi contro l’aggressore che, da mezzo metro) quasi a bruciapelo), spara ancora colpendolo all’addome. Prima di veder cadere Ranieri una seconda volta l’aggressore lo colpisce alla testa con il calcio della pistola, perdendo il caricatore poi recuperato dalle forze dell’ordine.
I video mostrano dettagli interessanti, come il motorino di Ranieri posteggiato fuori dal bar (l’aspirante killer gli si ferma accanto) che ad un certo punto sparisce per essere poi ritrovato in una vietta vicina, senza però rivelare dettagli utili all’identificazione dell’aggressore. La telecamera non mostra mai ad esempio una chiara immagine della targa dello scooter.
Simona Carnaghi

s.bartolini

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