«Nel 2016 apriamo la porta del cuore. E accettiamo l’altro»

Gli auguri del vescovo Agnesi per il nuovo anno. «Avremo appuntamenti politici importanti. Impegni preziosi da svolgere con dedizione»

VARESE – Gareggiare nella stima reciproca: l’invito per il 2016 del vescovovale per tutti, dai politici alle parrocchie.
Per l’ultimo giorno dell’anno abbiamo guardato, con il vicario episcopale della zona di Varese, all’anno che se ne va e ragionato sui buoni propositi per quello che sta arrivando.
L’inevitabile bilancio del 2015 si chiude tra ringraziamenti e “zavorre” da lasciare indietro. «Possiamo ringraziare – ha detto monsignor Agnesi – per la ricchezza di umanità che ogni persona è riuscita a custodire durante questo anno non facile».

Giorni segnati «ancora dalla crisi economica, ma anche dalla paura del terrorismo e dalla mortificazione di tutto ciò che è umano di fronte a corruzione e violenza. Dobbiamo ringraziare quanti, per grazia di Dio e loro forza, hanno tenuto alta la speranza e lo sguardo verso la dignità umana».
Possiamo ringraziare anche «perchè c’è tanta solidarietà, tanta voglia di far crescere i giovani».
Cosa buttare? «Oltre a corruzione, paura e violenza, anche verbale, chiederei che buttassimo via l’individualismo, anche di gruppo, e un certo rischio di cercare se stessi in quel che facciamo, invece, di cercare l’altro. Siamo una società un po’ narcisistica che deve imparare a mettersi in gioco ritrovandosi non in uno specchio, ma nel guardare un altro che cresce». I propositi per il 2016 ruotano tutti «attorno al tema della “porta aperta” che il Giubileo della Misericordia richiama».
Relativamente alle opere di misericordia corporale «i varesini sono molto bravi, capaci di prodigarsi per i bisogni primari, dalla fame al rifugio, anche per le sofferenze dalla malattia, alla prigionia e alla morte». Forse allora «potremmo aprire la porta della misericordia spirituale».
Bisogna puntare sulla «cura per la crescita della persona e la riconciliazione delle relazioni. Per la crescita della persona servono buoni consigli senza lasciare da soli. E non devono mancare la correzione fraterna, il perdono delle offese, la sopportazione dell’altro e anche la preghiera per i vivi e per i morti».
Una bella impresa che non punta a far ripassare le basi del catechismo, bensì a impegnarsi a superare con un proponimento personale i nostri egoismi.
«Abbiamo, nelle opere di misericordia spirituale, una bella occasione per puntare a uno sguardo nuovo sulle cose».
Una raccomandazione che vale per tutta la città ad ogni livello. «Anche per la politica. Avremo appuntamenti importanti il prossimo anno e per prima cosa dobbiamo ringraziare perchè esistono la democrazia e persone che hanno rappresentato le istituzioni. Senza dimenticare che il mondo sta cambiando e i confini si stanno modificando con le migrazioni di milioni di persone».
Ora è necessario «chiedere che ci siano altri che prendano questo compito, che se ne facciano carico con impegno e dedizione. Auguriamoci che tanti si impegnino in politica, anche se non direttamente, ma con partecipazione». Rimanendo nel solco della riscoperta delle opere di misericordia, il vescovo ne sottolinea «una che a volte ci fa sorridere: sopportare pazientemente le persone moleste».

Un secondo significato è «“gareggiare nello stimarsi a vicenda” come dice San Paolo. Una gara in cui possiamo comprendere il bene che un altro può fare. È prezioso per l’impegno sociale, politico e amministrativo». Una capacità che si declina «imparando ad andare d’accordo, accettando le diversità, comprendendo la responsabilità di rendere buona e colta la politica, esprimendo con onestà e impegno il proprio servizio».
L’accenno al portare i pesi gli uni degli altri vale anche in famiglia e persino nelle parrocchie per monsignor Agnesi. «Anche in famiglia si può rischiare di lasciare che sia uno a portare pesi per tutti. Nelle parrocchie, dove può capitare che si gareggi a mostrare i limiti altrui, questo deve essere un impegno dell’Anno Giubilare».