Sea Handling, punto a capo. Ma se ci saranno sacrifici da fare nella nuova società, che siano sacrifici di tutti.
«Chiediamo innanzitutto all’azienda un segnale di cambiamento», dichiara Enore Facchini, segretario generale della Uiltrasporti regionale. «La situazione di Sea Handling è stata dettata da una classe manageriale inadeguata e, a parte il presidente di Sea, nulla è cambiato ai vertici dell’azienda», premette il sindacalista. «Dunque o i manager si rimboccano le maniche e danno il buon esempio o andranno loro a parlare con i lavoratori».
Se ottobre sarà il mese di una trattativa serrata tra organizzazioni sindacali e Sea, la Uiltrasporti regionale rende già noto un paio di punti fermi da cui non intende retrocedere. Si parta, insomma, a discutere da una spending review effettiva. «Le rinunce dovranno essere anche dei dirigenti. Occorre fare ordine e pulizia sui costi dei manager», incalza Facchini.
I 15 milioni di euro di consulenze esterne spese da Sea soltanto nell’arco di un anno, il 2012, «non hanno portato a nulla», ricorda Facchini, «lo stesso possiamo dire dei milioni spesi per la quotazione in Borsa quando si sapeva come sarebbe finita». E queste sono solo le voci extra esterne.
Punto secondo: «Serve un piano di sviluppo industriale che porti lavoro per tutti», avanza il segretario della Uilt.
La NewCo Ital Handling (se questo resterà il nome) partirà da zero, con tutti i contratti di Sea Handling in essere con le compagnie aeree che saranno azzerati. Dunque ci sarà un mercato da riconquistare e in base ai clienti, ossia i vettori aerei, che sceglieranno di farsi servire dalla New Co, avverranno le assunzioni.
Ma questo non basta. «Per riacquistare lo stipendio a cui si rinuncia oggi, è indispensabile che la proprietà e il management Sea rivedano la quota di traffico di Malpensa e Linate». Continua Facchini: «L’unica manovra per offrire una prospettiva di sviluppo a Malpensa è rivederne il rapporto con Linate». Inutile attendere un piano nazionale del trasporto aereo che chissà se diventerà mai realtà. «Le condizioni per ricalibrare il traffico aereo sui due scali esistono già ora, dettate dal decreto Bersani bis. E’ ora che Enac assuma le proprie responsabilità e che qualcuno gliele faccia assumere», rimarca il sindacalista. Ma anche regione Lombardia non stia alla finestra.
«Sarebbe colpevole tanto quanto gli altri se non entrasse in campo», indica Enore Facchini. «Deve puntare i piedi e non permettere che Malpensa sia abbandonata al declino. Ricordo l’appuntamento con Expo 2015 che potrebbe dare una mano a rivedere movimenti e passeggeri. Perdere un aeroporto come Malpensa, costato soldi pubblici, sarebbe un delitto»
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