Nibali è eroico. Trionfa al Giro e ci fa piangere. Grazie, Squalo

Ciclismo - Un gioco di squadra perfetto, una giornata d’altri tempi: ed è maglia rosa

Sei grande, Vincenzo! Perché noi siamo quelli che per il Giro d’Italia si emozionano ancora e quella che ci hai fatto vivere ieri è stata una di quelle giornate là, che non vivevamo da tempo, che fanno battere il cuore a mille, che rigano il viso di lacrime e che ci ricordano il Pirata. Ieri abbiamo avuto tutti la consapevolezza, se mai ci fosse ancora bisogno, di trovarci di fronte ad un campione, di quelli che nascono una volta ogni vent’anni, di quelli che dalle batoste si rialzano più forti di prima.

Questo 99esimo Giro d’Italia resterà negli annali di storia del ciclismo grazie ad una rimonta epica di Vincenzo Nibali, conclusa a cavallo tra il Colle della Lombarda e Sant’Anna di Vinadio. Al termine della sedicesima tappa, da Bressanone ad Andalo, il ritardo di Nibali dalla maglia rosa Kruijswijk era di 4’43”, e lo Squalo sembrava ormai fuori dai giochi. In due tappe, Vincenzo ha avuto il coraggio di rischiare, di attaccare, di rimontare e di vincere sovvertendo ogni pronostico.
Perché le grandi vittorie nascono dalle grandi sconfitte e mai come questa volta Nibali ce lo ha insegnato. Onore ai suoi avversari, soprattutto a quel Kruijswijk che probabilmente senza la caduta in discesa avrebbe portato a casa la sua prima grande vittoria della carriera e che ieri ha tenuto duro nonostante una costola incrinata. Ma il ciclismo è spietato, e alla fine vince sempre il più forte. Onore a Chaves, che finché ha avuto gambe ha lottato, ma non ne ha avute abbastanza. Giù il cappello anche davanti a Valverde, che ha lottato come un leone e dopo il Tour 2015 ha portato a casa un altro podio in un grande Giro, a 36 anni.
Due gare in una ieri: la tappa se l’è aggiudicata l’estone Rein Taaramae, della Katusha, che ha regolato Darwin Atapuma e Joseph Dombrowski compagni di una lunga fuga nata sulla prima asperità di giornata, il Col de Vars. Bella impresa, ma gli occhi erano tutti puntati su ciò che accadeva nel gruppo dei migliori: nelle prime due salite di tappa, il Col de Vars ed il Col de la Bonette, in territorio francese, il gruppo si limita ad ammirare il paesaggio. Sono fasi di studio, che terminano sulla terza salita di questa 20esima tappa, il Colle della Lombarda, che sancisce anche il rientro sul suolo italiano.

Nibali spedisce Scarponi in testa al gruppo a fare l’andatura, è solo il preludio ad un copione già visto: ritmo altissimo, avversari alle corde e poi morso dello Squalo. Superato lo striscione dei meno 15 al traguardo entra in scena Nibali: al primo scatto resistono solo Chaves e Valverde, sulla seconda progressione non lo tiene più nessuno. Sulla sua strada, Vincenzo trova il compagno Kangert che gli fa l’andatura per un chilometro, poi scatta di nuovo. In cima al Colle, i secondi di vantaggio su Chaves sono 55, ne basterebbero 45 per vincere il Giro. Non si accontenta, giù in picchiata in discesa per otto chilometri e poi di nuovo in salita per gli ultimi due: Nibali taglia il traguardo, Chaves dietro crolla e perde 1’37”, ma all’arrivo trova la lucidità ed il sorriso per accettare la sconfitta e fare i complimenti all’avversario per l’impresa. Chapeau. Vincenzo aggiunge un’altra stella al suo palmares, vincendo il suo secondo Giro d’Italia, che si somma al Tour del 2014, al Giro del 2013 e alla Vuelta del 2010. Grazie Vincenzo, e giù il cappello.