Nibali prende Francia e Tour C’è un uomo solo al comando

La terza meraviglia di Vincenzo Nibali. Nel giorno dell’anniversario della presa della Bastiglia, lo Squalo festeggia di nuovo la presa della maglia gialla. Tappa e maglia, proprio come a Sheffield. Uno scatto perentorio, a 3 km dal traguardo, per scacciare ogni paura. La paura dopo l’attacco di Martin e Kwiatkowski, la paura dopo la caduta di Contador, la paura di poterlo solo perdere ora questo Tour.

Sì perché non c’è nemmeno più Alberto Contador, che ha fatto la stessa brutta fine di Froome. I due super favoriti della vigilia, entrambi ritirati per cadute. Il Pistolero è andato a terra in discesa e si è rotto la tibia, inevitabile il ritiro dopo uno strenuo e coraggioso tentativo di proseguire. Dovrà inoltre essere operato, come ha confermato il suo team manager Bjarne Riis. Una grave perdita per la Grand Boucle, e per i tifosi che iniziavano a pregustare un duello epocale.

Nibali contro Contador, era scritto nei tornanti. Ma lo spagnolo non è più della partita.

Vincenzo ora è un uomo solo al comando, saldamente. Nessuno regge il suo ritmo. Lo può solo perdere questo Tour, perché non siamo nemmeno a metà. Un Nibali talmente forte, che avrebbe meritato gli avversari più forti. Per batterli, fino a Parigi.

Ma il Tour è sempre più vicino a tornare a casa nostra. Pier Bergonzi, caporedattore alla Gazzetta dello Sport, ha commentato con noi la corsa: «È stata una tappa epocale, perché Contador si è ritirato e a memoria non ricordo un Tour in cui due favoriti per la vittoria finale lasciano la corsa a seguito di cadute. Epocale anche perché Nibali ha dimostrato di essere il più forte, e credo che neanche il miglior Contador l’avrebbe battuto. Dispiace molto, perché si prospettava un duello stupendo. Contador è un avversario vero, ha coraggio e fantasia, ma nella piccola Roubaix aveva perso molto terreno».

Imboscate da Porte e Valverde

Tolti i due avversari più insidiosi, guai però a parlare di vittoria mutilata: «È un peccato, ripeto, perché un Nibali così forte avrebbe meritato gli avversari più forti. Ma le cadute, le discese e le imboscate fanno parte del ciclismo. Tra i corridori, Vincenzo è quello che meglio sa guidare la bicicletta e che in discesa va più forte, non è un caso che abbia guadagnato così tanto sul pavé. È più un dispiacere, ma sono convinto che questo Nibali vincerebbe anche contro i più forti».

Una Grand Boucle di cui ora lo Squalo è assoluto padrone: d’ora in poi Nibali ha solo da perdere: «Può perdere il Tour solo se commette l’errore di sottovalutare gli avversari. Corridori come Porte e Valverde vanno forte a crono, e anche in salita. In tappe di media montagna, come ce ne saranno nei prossimi giorni, potrebbero tentare un attacco da lontano, un’imboscata. E se dovesse capitare una giornata nera a Vincenzo, lui è sempre stato bravissimo a mascherare. Ha già vinto un Giro ed una Vuelta, è un regolarista, sa come comportarsi».

Servirà una Astana ancora più forte e compatta di quanto non lo sia stata fino ad ora: «Gli attacchi da lontano potrebbero cogliere in castagna la squadra di Nibali. Ieri abbiamo visto un grande Scarponi, ma Fuglsang e Kangert non stanno rendendo sui loro livelli abituali. L’Astana è un’ottima squadra, ma può fare di più».

Contador, Froome, Purito Rodriguez saranno avversari in più per Basso e Santaromita, in una Vuelta che si preannuncia da fuochi d’artificio: «Saranno in molti al via per vincerla, compreso Fabio Aru. E vedremo cosa farà la Sky, perché dopo aver escluso Wiggins dal Tour, di certo non correrà buon sangue.

Nel frattempo però, godiamoci questo Tour. Gli ultimi a vincerlo sono stati Gimondi nel 1965 e Pantani nel 1998, e Vincenzo potrebbe regalarci una gioia immensa».

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