Quando ci viene in mente che non esiste niente (al di fuori del Varese) e che niente dura niente (come la serie B), camminiamo su queste dannate nuvole e vediamo le cose che sfuggono.
Quando ci strappano la dignità e ci schiacciano la testa come nell’ottima gara – fioretto e clava, c’era proprio tutto – di Pescara (Merchiori, beccati questa vittoria e vergognati per non essere riuscito ad uccidere il nostro sogno), quando la vecchia guardia è sempre più giovane, quando fanno “saltare” Bettinelli il giorno della partita titolando sulla Gazzetta che forse sarebbe stato licenziato anche in caso di successo (la società deve liberarsi o diffidare di cattivi profeti che contattano giornalisti e allenatori a raffica spacciando false verità o loro sogni, puntualmente infranti), quando lo stadio è fatto da povera gente che viene a morire su gradoni gelati e ventosi, quando Capezzi torna a unirsi a Neto e Zecchin nei “tre tenori”, quando tutti ci stringiamo nel momento in cui arriva l’inverno, il Varese non può retrocedere. Perché è racchiuso in quella bandierina del calcio d’angolo sotto la curva nord. Il vento la sferza e la piegata ma nel momento in cui sta per spezzarla, parte un urlo: «Resteremo in serie B». L’eroismo e il sacrificio di pochi, quasi nessuno, resiste alla forza e alla protervia di molti.
Stefano Bettinelli non deve esservi simpatico (a noi che amiamo le ruvidezze e le tristezze, le uscite allo scoperto e non le trame sotto coperta, lo è) ma produrre risultati. Questi: ha salvato il Varese da retrocessione sicura in quattro partite, e con il -6 in arrivo al Brescia lo avrebbe salvato una seconda volta se il campionato fosse finito ieri, tra l’altro con una squadra molto inferiore all’ultima stagione ma molto superiore come unità, come spirito, come famiglia. Sono puntini neri in una stanza biancorossa i rimproveri sui cambi ritardati e sui mancati impieghi di Tamas e Petkovic. Se Neto gioca così (20 partite su 21 a 36 anni: mostruoso) e se anche Luoni che due
anni fa era in C2 gioca così, se Corti ieri non ha preso un giallo, se perfino De Vito riceve un applauso, se vinciamo 6 partite in casa su 11 senza bomber, se dopo ogni mazzata reagiamo più forte è solo perché i giocatori si sentono bene in questo gruppo, liberi, felici, protagonisti e amati. Chi li ha fatti sentire gruppo? Chi li ama e crede in loro? Chi li ha uniti con il cemento? Bettinelli o per caso Marcolin, Torrente, Calori, Atzori, Mutti (se escono i nomi, qualcuno li farà pur uscire) che volano sulla sua panchina attraverso siti e giornali? Meglio un cambio in più di Atzori e compagnia cantante o il gruppo di Bettinelli?
Invece di costruire finti problemi dovremmo affrontare, e la società con noi, quello vero: se persino dopo le mazzate di Merchiori a Pescara un arbitro si permette di non fischiare un netto rigore su Lupoli per il Varese in casa nostra e di inventare gialli (clamoroso quello a Capezzi dopo un intervento da suora) e ritardare rossi, significa che siamo la vittima sacrificale. E se lo siamo ora, figurati a maggio. Qualcuno alzi il telefono e si faccia sentire. Prima che sia tardi.