Il lavoro «si cerca di costruirlo». , e
protagonisti della tavola organizzata all’interno di “”, la festa di VareseNews alla Schiranna. Nel film “The social network”, ispirato alla storia di Mark Zuckerberg e alla nascita di Facebook, c’è un passaggio in cui il preside di Harward a colloquio con due studenti dice: «Qui i laureandi pensano che inventare un lavoro sia meglio che trovare un lavoro». Creare o inventare un lavoro piuttosto che cercarlo sembra la prospettiva che più caratterizza il mercato del lavoro oggi.
Grazie all’avvento del digitale è nato infatti un movimento trasversale di nuovi makers, protagonisti del digital manufacturing, realtà che in Italia ha una sorta di icona nella persona di , ideatore della scheda open source Arduino, e nel mondo artigiano il terreno fertile su cui crescere. La cultura digitale sta influenzando fortemente il mondo del lavoro e soprattutto le scelte dei giovani che quando trovano condizioni e contesto coerenti scelgono la via dell’autonomia, spesso dando vita a start-up.
L’obiezione che in genere si fa in questi casi è che le aziende innovative non creano grandi numeri in termini di occupazione. La realtà, però, è che hanno forti ricadute occupazionali indirette: per ogni lavoratore della conoscenza impiegato in una start-up si generano cinque posti di lavoro nei servizi. «Il mercato del lavoro in Italia può contare inoltre su caratteristiche peculiari: la diffusione dei distretti industriali, una tradizione manifatturiera, un patrimonio culturale e ambientale che non ha eguali al mondo. I settori dove la creatività dei giovani può trovare uno sfogo naturale sono dunque molti?» ha chiesto il giornalista Michele Mancino, moderatore. Un esempio di creatività al lavoro è proprio quello di Rosario Rasizza, amministratore delegato di . Lui, la sua attività l’ha creata nel 2001 in via Carrobbio, «immaginando qualcosa che non esisteva, in un settore che fino a pochi anni prima era irregolare – ha detto – ma dal potenziale infinito. È un settore che vale sei miliardi di euro e tutto da conquistare. Oggi è ancora solo l’1% dei lavoratori che è impiegato tramite agenzia interinale».
Openjobmetis dà occupazione a mille persone ogni sessanta giorni, «considerando che il 15% di chi passa tramite agenzia poi trova un’occupazione stabile». Da via Carrobbio all’entrata in Borsa il passo è stato breve, «costruendo un lavoro ora lo creo per gli altri». Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare della digitalizzazione che penalizza settori legati alle antiche arti e mestieri. «Un concetto che deve essere superato – ha detto Mauro Colombo, direttore di – attraverso i corsi di formazione che aiutano ad acquisire nuove competenze e a rompere gli equilibri che frenano lo sviluppo. Chi vuole fare impresa deve tenere presente che è in atto una trasformazione culturale che parte dall’interno, con l’acquisizione di competenze allargate e la creazione di una filiera che mette insieme progettazione e produzione, digitale e manifatturiero». Nulla diventa impossibile quando si ha la giusta intuizione e una forte motivazione, anche il «mangiare con la cultura». L’esempio è il . «Una realtà che nasce copiando il National Trust (organismo che si occupa della conservazione dei beni culturali inglesi) – spiega Emilio Pacioretti – ma che poi ha acquisito un modello imprenditoriale proprio. Il National Trust gestisce di oltre 400 beni storici, occupa cinquemila persone e ha quattro milioni di sostenitori. Noi solo centomila ma questi numeri danno la misura di quanto si può ancora fare».