“Noi, i pretoriani di Bossi” Le roccaforti del cerchio magico

Nel day after del congresso-caos le sezioni si chiudono a riccio. Come superare la bufera? «Torniamo sul territorio e spieghiamo la nostra linea ai cittadini» propone la neo-eletta nel direttivo Paola Reguzzoni. Tra i delegati del sud prevale la linea del silenzio sulle polemiche post-congressuali.

«Nessuna spaccatura, abbiamo un segretario e un direttivo regolarmente eletti» sostiene il segretario cittadino di Gallarate Sandro Rech, la cui sezione è riuscita ad eleggere due membri nel direttivo, il “maroniano” Giorgio Caielli e il “reguzzoniano” Roberto Borgo.

«Sono due militanti che faranno riferimento alla sezione cittadina – puntualizza Rech – vale di più la questione territoriale che non le presunte correnti». Che poi Gallarate, che continua ad acquisire peso, sia l’unica grande città in cui la Lega corre in solitaria, non cambia le carte in tavola: «A livello nazionale Bossi fa bene a tenere in piedi l’alleanza con il Pdl per incidere sul governo» taglia corto Rech.

Un altro gallaratese, il capogruppo in Provincia Stefano Gualandris, il cui intervento è stato tra i più spifferati, non vuole farne motivo di polemica pubblica: «È una questione interna al congresso e ai congressisti ed è giusto che rimanga tale» A Cassano Magnago, città di Bossi, c’è maretta: uno dei militanti storici, Arduino Verzaro, si è lasciato scappare qualche parola sulle contestazioni («Erano 47 quelli che fischiavano, soprattutto di Tradate e Gallarate») e viene subito sconfessato dal segretario Roberto Amadeo. «Verzaro parla a titolo personale e ne risponderà agli organi competenti e ai militanti da lui chiamati in causa».

Disorientamento e tensione sono palpabili: le sezioni provano a chiudersi a riccio per non far trasparire divisioni e malumori. Per quella di Busto Arsizio parla lo striscione “Busto con Bossi”: «Vale più di mille ragionamenti – prosegue Paola Reguzzoni, dirigente di primo piano della sezione – La spaccatura? Sono in Lega da 20 anni, situazioni simili ne ho già vissute. Tante volte Bossi ha indicato il nome del segretario e tante volte scelte difficili sono state prima criticate e poi accettate quando se n’è capito il senso. La differenza è che stavolta abbiamo avuto molti occhi addosso e sono state fatte troppe strumentalizzazioni».

Insomma, «si è parlato troppo – secondo Reguzzoni – noi leghisti siamo gente fatta per lavorare, non per parlare». La ricetta per ricompattarsi? «Tornare sul territorio – invoca – la Lega ha bisogno di militanti che parlino con i cittadini e che spieghino il tanto che è stato fatto. Non ci sono alternative: andare al voto farebbe sprofondare il Paese sotto la speculazione e altri governi possibili non ne esistono».

E Paolo Tiziani, di Lonate Pozzolo, ammonisce: «Se siamo quello che siamo lo dobbiamo solo ed esclusivamente a Umberto Bossi».

e.marletta

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