«Non chiamatemi First Lady»

Pamela Rossi, moglie del sindaco Davide Galimberti, si racconta: la famiglia, i figli, il rapporto con il marito sindaco e la vita politica

Non chiamatela “first lady” varesina o nemmeno “la moglie del sindaco”. Ha un nome – Pamela – ed un cognome – Rossi – e le questioni lavorative preferisce lasciarle fuori dalla porta di casa. Tra le mura domestiche le è, però, concesso mangiare la famosa “pasta in bianco del sindaco” e vederlo fare i mestieri. E oggi ci racconta un po’ di lei, mentre si gode le vacanze in Sardegna con la famiglia al completo dopo mesi di impegni elettorali.

Le etichette in generale non mi piacciono. Sono semplicemente Pamela, la stessa donna di prima che iniziasse questa campagna elettorale e la stessa che continuerò ad essere anche in futuro: accanto a mio marito, quando avrà bisogno, ma defilata dalle sue questioni lavorative. Noi abbiamo una regola a casa: il lavoro resta fuori dalla porta e quando siamo tutti insieme ci godiamo i momenti in pieno senza interferenze. I confronti che derivano dal nuovo incarico di Davide so che ci saranno e sarò pronta a consigliarlo, ma solo per le questioni che possono coinvolgere anche la famiglia. Per il resto sta a lui e agli addetti ai lavori.

Direi di no. Forse i primi giorni, dopo le elezioni, le persone mi fermavano per complimentarsi. Erano conoscenti e passato il primo periodo, la vita è tornata come prima. Siamo sempre stati abituati ai ritmi veloci e incalzanti quindi è solo cambiata la tipologia degli impegni.

Volete sapere troppo… Dico solo che ha grandi doti culinarie: i suoi figli sostengono che la sua pasta in bianco sia la più buona del mondo. Una ricetta segretissima a base di olio e formaggio. A parte gli scherzi, Davide è un uomo come tanti, in casa dà una mano quando può e adesso ha anche un’ottima giustificazione per bigiare le faccende domestiche. In linea generale preferisco occuparmi io della casa, come tutte le donne del resto, perché tanto poi ci tocca ripassare.

Io e Davide ci siamo conosciuti al Liceo Classico e siamo stati per molti anni solo amici, poi qualcosa è cambiato e l’amicizia è mutata in amore. Ci siamo sposati 7 anni fa a Villa Panza, poco dopo sono nati Stefano e Matteo, ad un anno di distanza l’uno dall’altro. Oggi viviamo tra Biumo e Valle Olona anche se il quartiere di riferimento per me rimane Bosto, dove sono nata e cresciuta e dove i miei figli hanno frequentato l’asilo e adesso la scuola elementare.

Sì, nata e cresciuta a Varese, la città che amo e che in questi mesi di campagna elettorale ho imparato ad apprezzare ancora di più e a guardare con altri occhi. Adesso mi capita di stare più attenta a determinate situazioni a cui prima non facevo nemmeno caso. Stando accanto a Davide in questo percorso ho potuto riscoprire anche i varesini e delle persone che magari avevo perso di vista. Sono sinceramente contenta di come sono andate le cose. Sono fiera di mio marito, di quello che ha fatto fino ad oggi e di tutto quello che farà nei prossimi anni. Spezzo una lancia anche a favore delle donne varesine che lo hanno sostenuto e che tutt’ora fanno parte della sua squadra: credete in lui farà molto per le donne, ci tiene.


Assolutamente no. Il nero è un colore che amo, è elegante e adatto ad ogni occasione e poi come si dice, in abbigliamento non fa miracoli ma aiuta. Non rispecchia però il mio carattere che non è assolutamente cupo. Se dovessi scegliere il colore che mi rappresenta meglio direi un azzurro o un rosa. Che non indosserei mai chiaramente. Confesso che qualche capo colorato nell’armadio ce l’ho anche, comprato per sfizio, messo una volta e poi abbandonato, perché proprio non mi ci vedo. Questo insegna che non bisogna giudicare dalle apparenze.