Per il pubblico di Varese, abituato negli anni scorsi a ben altri palcoscenici, quella di domenica potrà sembrare una partita qualunque, contro un’avversaria qualunque, un turno preliminare di Coppa Italia come se ne sono giocati tanti, magari un derby nemmeno così sentito. Dall’altra parte della barricata, a Venegono e Castiglione Olona, non è proprio così, si tratta invece di un appuntamento con la storia, con il blasone. Varesina-Varese, che purtroppo si giocherà a Gozzano quindi fuori provincia, per qualcuno è più di una semplice partita. Una tappa importante in un costante processo di crescita, una possibilità di affrontare a viso aperto una squadra che fino a due anni fa si guardava solo in televisione e il sogno di farle un bello scherzo. Di questo ed altro parliamo con Matteo Di Caro, direttore generale della Varesina che si prepara così alla super sfida di domenica pomeriggio: «Una volta, quando ancora eravamo in Promozione, avevamo disputato un’amichevole contro di loro, che al tempo giocavano in Serie B. Perdemmo forse 4-0, qualcosa del genere, segnò di sicuro Neto. Quel che è certo è che erano degli alieni per noi, erano altri tempi. Ora leggere quel nome affiancato al nostro fa un certo effetto. Essere nella stessa loro categoria è strano, se pensiamo a ciò che è il Varese e a cosa siamo noi. Sappiamo benissimo che sarà una partita tosta, molto probabilmente partiamo sfavoriti. Anzi, sicuramente siamo sfavoriti, però confidiamo sempre di poter dare fastidio a tutti. Siamo diventati grandi così, senza essere vittime sacrificali di nessuno. Combatteremo pur sapendo che è una partita molto strana. Un tempo squadre come il Varese, ma anche la Pro ed il Legnano, le guardavamo in televisione: giocarci contro è un
mix di sensazioni, dalla voglia di far bene all’emozione di affrontarli, come successo l’anno scorso con Piacenza, Monza e Lecco». Invece, al netto di palati fini e di sogni di gloria, Varesina-Varese è una partita vera, reale, nata da percorsi diversi e che, al momento, non ha un pronostico già scritto in partenza. Anzi, questa Varesina si è rinforzata parecchio ed ha un anno di esperienza in Serie D alle spalle, mentre il Varese d’agosto ancora non brilla. Esito scontato? Macché. «Dal nostro punto di vista, stiamo lavorando sodo per affermarci in questa categoria, la stiamo toccando con mano. Come dice mister Spilli, i discorsi della vigilia di esauriscono sempre di fronte al giudice ultimo, che è il campo. La parola ora passa a lui. Anche da queste partite però passa la nostra crescita, puntiamo ad affermarci sempre più anche come società». La sfida assume contorni ancora più particolari se si pensa che, l’estate scorsa, Varesina e Varese sarebbero potute diventare una realtà unica: «É vero, ci fu un avvicinamento ed è inutile negarlo ora. Era fisiologico che in quel momento il Varese cercasse qualcuno per ripartire e che potesse dagli una mano. Mio padre e Cuscunà decisero però di continuare su questa strada pensando che fosse la cosa migliore per la Varesina e che l’ambiente di Venegono fosse più congeniale a questa realtà. Il passaggio c’è stato, ma si è interrotto praticamente subito. Anche perché, secondo me, la nostra idea di calcio è diversa da quella che cerca la piazza di Varese, ma lo dico senza polemica, è una questione famigliare. Partiamo da un modo di intendere il calcio che è nostro e che va contro molti preconcetti. Abbiamo voluto perciò continuare questa esperienza».
E se dovesse vincere il derby, la Varesina cosa farà? «Nulla, andremo a giocarci il turno successivo contro il Pontisola il 28 agosto. Lo so, può sembrare una risposta molto diplomatica, ma è così. Sarà un bel derby, o meglio per noi è assolutamente un derby, lo sentiamo molto, e se dovessimo vincere sarà davvero una grande gioia».