Non serve la vista Bastano note e magia

Blindly dancing: è il progetto di una varesina per vedenti e non. Danzare ad occhi chiusi è la sfida che vuole proporre di Luino, per vivere un’emozione senza confini e un’esperienza appagante nonostante la disabilità.

«Sono un ballerina professionista, diplomata in balli caraibici – spiega Elena che è anche maestra di ballo – Sono associata ad Aimb, associazione italiana maestri di ballo e alla Fida, federazione italiana danze amatoriali e ho una disabilità visiva dalla nascita».

È l’esperienza personale, provata sulla propria pelle e con il proprio corpo, che le ha dato l’idea di proporre a tutti il ballo a occhi chiusi.

«Io ho iniziato ballando per divertimento e poi ho conosciuto il mio compagno Anthony che è anche ballerino».

Insieme decidono di darsi all’agonismo. «Dalle lezioni siamo passati a gare e spettacoli. Tutto è diventato più difficile e impegnativo, perché, quando ci vedi poco o non per nulla, i giri, la percezione degli spazi e le direzioni diventano un problema».

Elena però non si spaventa e ha proseguito con determinazione. «Con il tempo abbiamo raggiunto buoni livelli partecipando a diversi concorsi ed esibizioni. Così ho iniziato a pensare che se potevo danzare io, lo avrebbero potuto fare tutti».

Prende forma l’ipotesi di creare corsi aperti a tutti, compresi non vedenti e ipovedenti, perché «la danza è fantastica per corpo e mente. Una volta nata l’idea un amico che lavora in Olanda, dove sono stata curata, si è mosso per organizzare stage per ballare bendati. Adesso sono già stati avviati due corsi con un insegnante».

In Italia, invece, «il primo stage “in grande” l’abbiamo fatto a Milano Marittima durante una convention di ballo. Persino , che ha portato la danza portoricana in Italia, ha voluto provare la danza al buio».

Elena non pensa dunque a un corso specifico per chi ha una disabilità.

«Al di là del mettere tutti alla pari, in sala si crea una situazione che va bene per chiunque. Le spiegazioni sono molto descrittive e aiutano a comprendere perfettamente come muoversi, senza lasciare indietro nessuno».

Se da una parte, quindi, chi non vede si ritrova per una volta alla pari con chi non ha una disabilità, i vedenti provano un’esperienza unica. «Posso assicurare che molti superano i loro imbarazzi. In particolare quelli che si vergognano d’essere visti, si sentono a loro agio perché siamo tutti bendati». Piace molto la componente del “mettersi in gioco”: «La fiducia e il rispetto del partner sono fondamentali. Facciamo spesso cambiare dame e cavalieri, così ci si ritrova con degli “sconosciuti”. Il riscontro è assolutamente positivo, chi è partito scettico ha concluso con soddisfazione».

Ancora non esiste una vera e propria associazione. «Abbiamo voluto prima capire se e quanto interesse ci fosse per l’argomento, organizzando eventi anche nelle vicinanze da Como a Mendrisio fino a Lugano».

Sono solo quattro mesi che Elena e Anthony girano per il Paese proponendo i blindly dancing. «Ci è persino capitato di incontrare di “Ballando con le stelle”, che ha apprezzato l’idea».

Nel frattempo, tra congressi, manifestazioni e probabili progetti con la tv, Elena sogna «di fare il giro nel mondo portando il progetto ovunque per farlo conoscere, per formare insegnanti con le giuste qualità per diffonderlo. E poi il mio sogno personale è quello di avere una compagnia di ballo formata da vedenti e non vedenti». Per conoscere più approfonditamente e soddisfare la curiosità, è possibile visitare l’omonima pagina Facebook “Blindly Dancing Danzare ad Occhi Chiusi”.

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