Prima di tutto, una cosa. Lo striscione esposto dalla curva esprime un modo civile di protestare e di dire la propria: va accettato, anche se quel che c’è scritto fa male e anche se non si è d’accordo con quel che c’è scritto. Diverso il discorso quando la protesta da civile diventa stupida o, peggio, violenta. Vescovi è stato chiaro nel dircelo: «Chi ha
insultato mia moglie fuori dal palazzetto è un malato di mente». Noi non c’eravamo, non sappiamo cosa sia successo ma non abbiamo motivo di dubitare delle parole del Cecco. Parole alle quali, per quel che può servire, ci associamo: la rabbia per questa situazione è legittima e ognuno ha il diritto di scegliersi il colpevole che vuole, ma lasciate stare chi non c’entra nulla.
Detto questo, procediamo. Quando in società si parlava ancora di playoff noi scrivevamo che questa squadra era ormai retrocessa. Ora che in società dicono che i playoff ormai sono sfumati noi scriviamo che questa squadra si salverà. Perché Diawara e Kangur presto torneranno a essere quelli che erano, perché in casa con Caserta si vincerà, perché Jefferson ha più voglia di quella che aveva Daniel (non che ci volesse molto), perché questi quindici giorni di pausa serviranno a sistemare una condizione atletica che al momento pare ai minimi termini.
Questa squadra si salverà, e poi arriverà il bello: perché occorrerà ripartire per l’ennesima volta da (quasi) zero. Bisognerà convincere l’ad di Openjobmetis, che domenica sera ha abbandonato il palazzetto scuro in volto, a credere ancora in un progetto che probabilmente pensava diverso. Bisognerà convincere la gente a tornare ad abbonarsi e stavolta non basterà l’effetto Pozzecco . E soprattutto bisognerà convincere la gente di avere imparato dagli errori commessi.
Quelli fatti nella scelta degli stranieri (ce lo prendete uno slavo prima o poi che a noi piacciono un sacco?) e quelli fatti nella loro gestione (una roba come il caso Robinson-Maynor non deve più capitare).
Intanto, questa squadra si salverà. Perché ai piani alti, finalmente, hanno capito che si rischia di andar giù per davvero.