«Non temo i sogni, porterò la Varesina fino alla Lega Pro»

Marco Spilli, mister della Varesina: domenica taglierà il prestigioso traguardo delle 100 panchine con le Fenici

E’ il 25 agosto 2013, la Varesina ospita il Portichetto in una sfida valida per la Coppa Italia. I padroni di casa vincono due a uno, grazie alla doppietta di Fiumicelli. Sulla panchina dei rossoblù si siede per la prima volta Marco Spilli, toscano classe 1970. Da allora, la Varesina era in Promozione, è cambiato molto, sono passati due anni e mezzo con due salti di categoria annessi. E Spilli è ancora lì, al timone

della barca, e domenica nella sfida casalinga con il Ciserano taglierà il traguardo delle cento panchine con la Varesina. Per questo motivo, abbiamo deciso di intervistarlo proprio sulla sua panchina, sul prato del Comunale di Venegono, teatro di tante gioie e altrettante battaglie, in attesa di quelle che verranno. Novantanove panchine, in attesa di domenica, di cui mister Spilli tiene gelosamente il conto: 62 vittorie, 19 pareggi e 18 sconfitte, un bottino da vero vincente.

Nel 2012-2013 allenai la Solbiasommese, che era una società della famiglia Di Caro ai tempi. Perdemmo la finale playoff per la Serie D contro il Real Vicenza, entrambi lasciammo la società ma le nostre strade inizialmente si divisero. Poi, verso fine luglio, Lino Di Caro stesso mi chiamò per espormi quella che per lui era una proposta indecente, ossia la Varesina. Significava scendere in Promozione dopo aver sfiorato la Serie D. E ho detto sì.

Mi sono fidato, perché i Di Caro sono persone eccezionali e avevano progetti importanti per questa squadra. Che dire, ho fatto bene. Tante volte per risalire devi toccare il fondo, serve a darti la spinta per arrivare ancora più in alto. E’ stata questa la prima frase che ho detto al patron. E negli anni mi hanno dato fiducia e soprattutto hanno dimostrato di essere persone di parola, trasformando in realtà tutti quei progetti che inizialmente erano su carta. A partire dal campo sintetico per l’allenamento, che ha fatto la differenza.

Ce ne sono tante, ma ne prendo due su tutte: la prima è la vittoria sul Ponte Tresa che ci regalò la promozione in Eccellenza, al primo anno, con cinque o sei giornate di anticipo, dopo una partenza difficile. Ce la siamo proprio goduta quella partita, finì 1-3. L’altra è la vittoria contro la Liventina Gorghense a giugno, sempre in trasferta, a Motta di Livenza, che ci consegnò la Serie D. Una gara più emozionante, perché non c’era appello, si poteva solo vincere. Dopo un quarto d’ora eravamo sotto 2-0, poi si scatenò il diluvio e si rischiò addirittura la sospensione. Il resto è storia, vincemmo 5-2, ed ora siamo qui.

La vittoria con il Piacenza di questa stagione, penso sia la pagina più bella ed importante della storia della Varesina, che in fin dei conti è un libro bianco che noi stiamo scrivendo giorno per giorno. Un’altra pagina bella da scrivere sarebbe stata la vittoria contro il Lecco, che avremmo meritato ma che ci è sfuggita per pochissimo.

Qualche? Anche in questo caso, ne ricordo due su tutte: la prima è una sconfitta pesantissima contro il Fenegrò, perdemmo 5-1, non mi era mai capitato di prenderne così tante. Sbagliammo tutto ciò che si potesse sbagliare quel giorno. L’altra è relativa a questa stagione, contro il Pontisola, una sconfitta esterna pesante, per 2-0, con due espulsioni. Capita di perdere, ma queste due sconfitte non le ho mai digerite.

Ho avuto tantissimi allenatori, quando ero io a giocare, molto bravi ma nessuno che mi abbia incantato più di un altro. Alcuni mi colpivano di più sull’aspetto tecnico, altri di più sull’aspetto caratteriale. Ho cercato di prendere qualcosa da ciascun allenatore.

Sono dell’idea che i moduli non contino molto nel calcio, è importante l’atteggiamento. Io voglio una squadra che mostri carattere, che sia propositiva, che faccia gioco e voglia mettere sotto l’avversaria, e questa non è una questione di moduli. Un modulo lo costruisco in base ai giocatori che ho a disposizione, perché oggi nel calcio non ci si può più affidare ad un modulo fisso, e vedo che anche in Serie A stanno iniziando a capirlo.

Fin da quando sono alla Varesina, è stata la stessa società a dirmi che, nel caso in cui dovessi ricevere una chiamata importante, mi accompagnerebbero loro stessi a firmare. Sono sincero, ho avuto delle richieste, ma da squadre di pari livello in cui non avrei goduto di tutta la fiducia e la stima che ho qui. Perché la società mi permette di avere l’ultima parola nelle questioni tecniche, mi ha concesso di iscrivermi al corso di Coverciano, consapevole che avrei comunque saltato tre giorni di allenamenti a settimana. E poi, mi hanno sempre protetto anche nei momenti più difficili, sono persone eccezionali a cui io devo molto.

Mi aspetto la salvezza in Serie D, prima di tutto, e poi di crescere ancora di più. È nel dna di questa società, voler crescere sempre e stupire. Siccome sono sempre stato ambizioso, e lo è anche la società, ho il sogno di provare a raggiungere la Lega Pro con questa società. Ci vorrà del tempo, lo so, ma dire mai.