Non esistono weekend come quello appena passato senza l’impegno e il sacrificio del resto della settimana: così il vicepresidente Paolo Basile, spente le luci della festa, è già al lavoro. Per costruire un futuro solido, aperto a chi condivide un progetto in cui esiste un solo protagonista: il Varese Calcio.
Davvero. Sabato sera è stato bellissimo vivere la città, vedere tante facce amiche che credono nel nostro progetto e festeggiare uno sponsor come GaGà Milano che per noi è un orgoglio. E che tanti ci invidiano. Poi, domenica, un Varese che ha fatto il Varese, con umiltà ma consapevolezza: ovunque andiamo dobbiamo fare la partita. Lo dobbiamo alla nostra storia. E ai nostri tifosi.
Mi piace molto. In lui e nel direttore Merlin c’è la nostra stessa voglia di costruire e affermarsi, con la “bava alla bocca” come dice sempre. La stessa con cui noi lavoriamo per la società.
C’è spazio per chiunque voglia rivedere il Varese dov’era e dove merita di stare. Non c’è spazio per nessuno che abbia interessi personali. Stiamo costruendo, con fatica, perché dopo le gestioni precedenti verso di noi c’è sfiducia; paghiamo colpe non nostre, ma il tempo ci darà ragione: se ti fai vedere per quello che sei la gente ti aiuta e sto trovando tanti interessati a farlo. Vogliamo continuare a crescere, ma più si sale e più sarà difficile: non ci sarà nessun problema da parte nostra, un giorno, a passare il testimone. Alle persone giuste.
Persone che vengono dalla strada, che si sono costruite da sole senza dimenticare da dove sono partiti. Che, per questo, hanno sentimenti e valori importanti. Che conoscono il sacrificio, la cultura del lavoro. Come me. Ho conosciuto Ruben anni fa per motivi di lavoro ed è nata un’amicizia fatta di rispetto e fiducia. C’è stima e ammirazione reciproca. Con Aldo è successa la stessa cosa: non ci conosciamo da tanto, ma ci sono persone con cui basta una stretta di mano, uno sguardo e poche parole per capire quanto si è simili. Una persona di valori, di principi, che si è costruita con gavetta e sacrificio. Come tanti varesini, che quando c’è da lottare non si tirano certo indietro.
Il cda ha approvato il bilancio: è in positivo, cosa rara di questi tempi per una società sportiva, anche se di poco. Giusto così, perché quello che raccogliamo lo vogliamo investire. Di attivi con tanti zeri non ce ne saranno mai: non ci interessano. Vogliamo costruire un pool di imprenditori importanti, seri, che si conoscano nel tempo, che condividano gli stessi ideali. Il tempo dei patron, nel calcio, è finito: i costi sono alti e nei momenti di crisi c’è il rischio che la barca venga abbandonata. Ma con un pool, del territorio, ci sono garanzie. Potrebbe diventare un modello.
No, non si parte. Si continua. Ruben è già una presenza forte. E Aldo, che potrebbe presto entrare con un pacchetto di quote, anche. Il presidente Ciavarrella è appena tornato da un viaggio imprenditoriale importante, anche per il territorio, in Cina. Ci troveremo in settimana e faremo il punto per gettare le basi per il futuro.
Vero. Abbiamo provato a riportarlo qui già l’anno scorso, ma non c’erano i tempi e i modi, anche perché in lui c’era un po’ di amarezza e delusione. Ma, anche in questo caso, il tempo dà sempre un’altra occasione alle persone di ritrovarsi.
Sono di parte, perché sono uno di loro. Ma ho girato tanti stadi e curve così ce ne sono poche. Novanta, dico, novanta minuti a cantare, incitare, saltare. Senza sosta. A Settimo, al Franco Ossola, l’anno scorso, quest’anno. Straordinari.