Dalle critiche alla storia della Pallacanestro Varese il passo può essere breve. Per compierlo bastano, nell’ordine, un allenatore che creda in te, un restyling mentale e fisico (e per referenze chiedere all’allenatore di cui sopra), un pizzico di abnegazione e una vittoria, tanto importante quanto sospirata.
Varese batte Caserta e Oderah Anosike, nigeriano from New York, cattura 21 rimbalzi, sfiorando con tale prestazione il record societario detenuto da Corny Thompson, l’indimenticabile centro della finale scudetto 1990 e di tante stagioni che hanno reso la “leggenda del Connecticut” uno degli stranieri più amati dell’epopea biancorossa. “OD” si è fermato un gradino sotto il grande Corny, capace – nel campionato 1987/88 – di catturare 22 carambole in una sola partita. Con 17 rimbalzi difensivi, invece, Anosike ha eguagliato lo specifico record detenuto da Eddie Lee Wilkins (stagione (1991/1992), da Stefano Rusconi (1989/1990), da Richard Petruska (1996/97) e ancora da Thompson (nella serie A del 1987/1988.
Anosike come Thompson, Wilkins, Rusconi e Petruska: epoche diverse, pagine memorabili, alcune meno, di un libro chiamato Pallacanestro Varese. A leggerlo in nostra compagnia è Toto Bulgheroni, che i giocatori in questione li ha conosciuti e vissuti nel privilegiato ruolo di padrone del vapore. Da Thompson all’attuale pivot della Openjobmetis il viaggio è intenso: «Corny Thompson i rimbalzi li prendeva senza nemmeno saltare il giornale – esordisce Bulgheroni – Aveva però il dono di avere delle
mani molto “prensili”. Tra quelli citati si tratta del giocatore più completo. È stato unico. Se non avesse avuto i noti problemi al ginocchio, qui da noi non lo avremmo visto neanche con il binocolo. Mi ricordo ancora cosa mi disse coach Riccardo Sales quando si palesò la possibilità di prenderlo: «È fortissimo, ma ha una ginocchiera che gli parte dai calzoni e gli finisce sui calzettoni». Sì curò bene e ci diede delle grandi soddisfazioni».
Non così si può dire della parentesi italiana e varesina di Eddie Lee Wilkins. Wilkins arriva sotto al Sacro Monte nell’estate 1991 e le aspettative sono alte: per anni è stato il cambio di Pat Ewing ai Knicks in Nba. Come finirà quella stagione (che vide giostrare sul parquet di Masnago, a proposito di professionisti, anche un certo Reggie Wayne Theus…) ce lo ricordiamo tutti: «Wilkins era uno da posizione, un giocatore molto atipico e sicuramente uno specialista dei rimbalzi. Purtroppo mi ricordo soprattutto la sua mano pessima: nella partita decisiva per evitare l’A2, contro Venezia, fece 3/12 dalla lunetta…».
Arriviamo a Stefano Rusconi, altro tipo di dominio sotto le plance: «I rimbalzi li prendeva di fisico? No, li prendeva perché aveva un’apertura di braccia di 2 metri e trenta e due mani grandi come due racchette da tennis». Infine Richard Petruska, quattro anni in biancorosso tra il 1994 e il 1998, uno dei simboli delle gioiose e frizzanti stagioni in A1 dopo il purgatorio: «Stazza, impegno, persone eccezionale – sentenzia il Toto – Uno così oggi starebbe tranquillamente in quintetto in una squadra di Eurolega».
Anosike a chi assomiglia dei quattro? «Per come prende i rimbalzi a Charlie Pittman, uno dei giocatori che più mi sono piaciuti – sorprende Bulgheroni – Lui i rimbalzi li prendeva di voglia, voglia di catturarla quella maledetta palla. Davanti a un rimbalzo vedeva il sangue e si gettava. Come Pittman OD è un atleta molto intelligente, perché ha capito dove sono i suoi limiti, anche fisici, e li compensa con determinazione e grinta. Guardate che Anosike, se fosse alto dieci centimetri in più (è 203 cm ndr) non giocherebbe mica in Italia…».
Di certo Varese ora si sta godendo un Oderah diverso da quello abbacchiato e sospeso dei primi mesi: «Noi conoscevamo molto bene le sue caratteristiche ed è proprio in base a quelle che lo abbiamo scelto – conclude il consigliere di amministrazione – Ora è finalmente tornato in un buono stato di forma fisico e mentale. E i risultati si vedono».