Oduamadi: «Con l’aiuto del cielo il Varese può andare in serie A»

VARESE Chissà quante volte l’ha sognato, quel momento: quanto l’ha aspettato, quanto l’ha voluto, quando l’ha rincorso. Chissà quante volte Oduamadi avrà pensato al primo gol dopo l’inferno: perché sei mesi senza giocare sono tanti, e lasciano troppo tempo libero per arrovellare la mente. L’avrà immaginato mille volte, ma nemmeno nei suoi sogni più audaci l’ha mai pensato così bello: decisivo, a coronare una rimonta pazzesca, a scrivere una pagina di storia che non se ne andrà mai più via.

Lui, a freddo, balbetta ancora d’emozione: «Da sei mesi – dice – aspettavo quel gol, adesso che è arrivato penso già al prossimo. Sono felice perché è stata una liberazione, e perché guardare gli altri che giocano per uno che si diverte col pallone è difficile. Ora ringrazio Dio, perché tutto è perfetto».

Abbraccio collettivoDa rivedere quel gol, per quanto è stato voluto: il tiro caricato una, due, tre volte e poi scoccato nonostante davanti ci fosse una selva di gambe. «Certo che lo volevo, ne avevo appena sbagliato uno e in campo non mi davo pace, non potevo credere di essermi

fatto scappare l’occasione di fare il mio gol. Quando non segno, io mi incazzo: sempre». Poi è arrivato, e con Odu ha urlato tutta Masnago: «È stata una liberazione, per me ma non solo i compagni aspettavano il mio gol, e forse lo aspettavano anche i tifosi».

E allora quel gesto, quell’esultanza con le braccia al cielo e le dita a indicare qualcosa: «Era un abbraccio che voleva racchiudere tutti i tifosi, dal primo all’ultimo: non indicavo il cielo, indicavo la gente. Avevo deciso che avrei dedicato il mio primo gol biancorosso a Silvio Papini, perché sono sei mesi che mi rompe l’anima tutti i giorni ed è il mio angelo. Però Silvio, questo gol lo deve dividere con tutti i tifosi: e per la prossima rete, vedremo come esulterò».

Con Lui e con il mister
In campo nella ripresa, quella frase sussurrata da Castori: “voglio vincere, pensaci tu”. «Il mister voleva vincere, e la stessa cosa volevamo tutti noi: e il Varese è una squadra che quando vuole una cosa se la va a prendere. Negli spogliatoi, all’intervallo ci siamo guardati e abbiamo deciso: vinciamo. L’abbiamo fatto, e questo significa che siamo una grande squadra e che abbiamo la testa giusta: lavoriamo bene, arriviamo a prenderci quel che vogliamo».

E quei tre cambi, perfetti: «Il mister ha fatto esattamente tutte le cose che doveva fare, e mettendo dentro me, Scapuzzi e Martinetti ha trovato le mosse che sono servite per portarla a casa». Belle parole, le sue, su Castori: «È un grande allenatore: lo dico perché la squadra fa sempre quello che dice lui, e quando questo accade significa che in panchina c’è un grande. Mi piace la sua capacità di essere amico ma anche maestro: è pronto a scherzare quando è il momento di ridere e giocare, ma diventa serissimo quando si tratta di lavorare e di vincere. E noi, lo seguiamo».

Un mesetto fa diceva che il Varese avrebbe potuto puntare alla promozione diretta: la vede ancora così? «Guardando la classifica, è dura: purtroppo siamo stati un po’ sfortunati, io sono rientrato soltanto adesso, le prime due hanno preso un vantaggio importante. Però ringraziando Dio siamo quarti, e il Verona è lì da prendere: il nostro primo obiettivo è quello». Il primo. E il secondo? «Nessuno di noi ha mai pensato alla possibilità di non farcela, di rimanere in B: siamo qui per vincere, tutti quanti, e per conquistare la serie A. E con l’aiuto di Dio, ce la faremo».

Francesco Caielli

a.confalonieri

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