«Oggi possiamo perderla solo noi»

Sandro Galleani fa le carte alla sfida dei quarti di finale contro la Lituania (alle 20.30 su Sky Sport) «Nel 2004 li battemmo alle Olimpiadi, ma allora erano una corazzata. Stavolta siamo più forti»

Comunque vada c’è un materasso comodo su cui atterrare: il sogno olimpico non sfumerebbe nemmeno in caso di sconfitta. Serviti i pessimisti cronici, però, rimane da annunciare una partita che ha tutte le premesse per non essere un cimento impossibile.

Stasera a Lille (ore 20.30) sarà Italia-Lituania e l’acquolina in bocca derivante dall’ottimo cammino percorso finora, unita alla consapevolezza di non avere davanti degli avversari imbattibili, spinge a credere in qualcosa di più immediato della possibilità di un viaggio a Rio De Janeiro la prossima estate: una medaglia europea.
Sono i quarti di finale, è vero, chi arriva a giocarseli possiede per il contendente designato un’aurea di timore più che giustificabile e la squadra di Jonas Kazlauskas non fa eccezione. I baltici – che sono tanto Zalgiris (Seibutis e Javtokas), un po’ di ex Italia (Maciulis) e un pizzico di Nba (Valanciunas) – paiono però lontani parenti dei maestri che hanno insegnato per anni il gioco al continente, sia individualmente che a livello di squadra. Diciamo supplenti.
E quando si pensa alla scuola lituana si arriva facilmente anche al 2004, Olimpiadi di Atene, epoca in cui Jasikevicius, Siskaukas e compagni trovarono un ostacolo colorato di azzurro tra loro e il sogno di un alloro a cinque cerchi. Basta alzare il telefono per fare un viaggio nel tempo lungo 11 anni e per ricordare quello che per tutti è stato il “vero” Italia-Lituania: «Non solo, fu la vera finale di quel torneo». Sandro Galleani ha bisogno solo del la, il resto è una sinfonia di ricordi: «I lituani erano in predicato di vincere il titolo, ma noi li abbiamo sbattuti fuori – è l’incipit del racconto di chi all’epoca risvegliava i muscoli italiani e fungeva da padre, amico e fratello per i giocatori di Carlo Recalcati – I ragazzi diedero tutto ed è quello che dovranno fare anche domani (oggi ndr)».
Come si costruì quello che rimane uno dei più importanti trionfi della nostra storia cestistica? «Con una concentrazione che mi mise quasi paura quel giorno. Fu una partita giocata fin dagli spogliatoi, nessuno fiatava, c’era la consapevolezza di non dover sbagliare nulla per arrivare alla finale. E così fu». Una dedizione totale alla causa che non ammetteva distrazioni, anche da chi normalmente era uso concedersene: «Anche il Poz era concentrato ai massimi, determinato, incapace di alcuna delle sue normali e simpatiche intemperanze. Difatti giocò una gara perfetta e ci portò alla vittoria insieme a Galanda e al Baso».

Fu così che la classe operaia (così definì l’Italia l’opinione pubblica alla vigilia dell’Olimpiade) conquistò il paradiso, nemmeno minimamente scalfito dalla successiva débacle contro l’Argentina che costò l’oro.
Oggi le proporzioni del talento sembrano diverse: «Sono convinto che Pianigiani abbia per le mani una squadra eccezionale – afferma Sandro – Almeno in attacco non vedo nessuno pari a noi. Accanto agli Nba e a un Gentile in forma strepitosa sta crescendo un gruppo di sostegno molto valido, in cui mi impressiona particolarmente Cusin: il suo lavoro sporco è fuori dal comune». Problema: in che condizioni sarà Andrea Bargnani dopo l’infortunio muscolare patito contro Israele? Le ultime di ieri sono state affidate alle parole di Pianigiani: «Bargnani giocherà? Dipenderà da lui, da come si sentirà».
La sorte dell’ex trevigiano preoccupa anche Galleani: «E’ un peccato che si fermi proprio ora, nel momento in cui stava recuperando un po’ di fiducia e giocando all’altezza delle sue qualità. Finché l’ho avuto io mi è sempre sembrato piuttosto fragile, ora stava migliorando». Un pronostico, Sandro? «Fiducia, siamo cresciuti moltissimo, le vittorie ci hanno dato sicurezza. Possiamo perderla solo noi».n