Oltre 50 minuti a negare tutto: «Non sono un terrorista»

Mahmoud Jrad, il 23enne arrestato tre giorni fa, ha rigettato ogni accusa

Ha parlato. Ha parlato per 50 minuti abbondanti Mahmoud Jrad, 23 anni, siriano residente a Varese con i genitori e gli otto tra fratelli e sorelle, arrestato tre giorni fa con l’accusa di vicinanza a gruppi terroristici salafiti, pronto per gli inquirenti genovesi che ne hanno decretato l’incarcerazione. «Non sono un terrorista», Jrad lo ha ribadito con forza davanti al gip di Varese Anna Giorgetti e al pubblico ministero Sabrina Ditaranto. «Il mio assistito – ha spiegato Lorenzo Fulvio Monti, difensore dell’arrestato – ha rigettato ogni accusa. Sì andava in moschea, sì è religioso. Ma in alcun modo ha mai avuto intenzione di recarsi in Siria per combattere. Non un foreign fighter, ma soltanto un marito che andava a trovare la moglie».

Ieri fuori dal carcere dei Miogni c’era anche il padre del giovane arrestato, Ghiya Jrad, 46 anni, che ha ribadito «mio figlio non è un terrorista». Secondo il padre il ragazzo avrebbe sposato una cugina rimasta poi in Siria un anno fa. A dicembre sarebbe andato da lei. E da lei voleva tornare adesso. La famiglia è originaria di una zona vicina ad Aleppo. «Mio fratello – ha spiegato Ghiya Jrad – è stato ucciso in un’azione

di guerra. Mentre guidava un camion. Non c’entrava nulla. Stava lavorando. Noi non abbiamo niente a che vedere con chi uccide le persone». Diverse sono le intercettazioni che vedono protagonista Mahmoud Jrad. Nelle quali il ragazzo dice di essere pronto a «spargere sangue», mentre i genitori disperati meditano di chiuderlo in casa.
Il padre è così avverso alle sue idee estremiste da picchiarlo e contattare un imam, quello di Saronno, uno yemenita moderato, per convincerlo a desistere dai suoi propositi. «Non devi stare cin i gruppi che uccidono persone», gli dice l’imam nelle intercettazioni. Mahmoud Jrad nega.
Ha negato ogni cosa ieri davanti a gip e pm. Ha negato le intercettazioni. Ha sostenuto di voler andare in Siria dalla moglie. Il Corano registrato su WhatsApp in messaggi vocali? Soltanto fervore religioso. Ma nulla di più. Nega ogni cosa: «Non sono un terrorista». E questo è quanto. Viste le circostanze, viste le incongruenze tra le intercettazioni e quanto dichiarato dal ragazzo, è improbabile, o quanto meno molto difficile, che il gip possa rimettere in libertà il ventitreenne.