Omaggio al Grande Toro. E vittoria

Il Varese si riscatta e vince a Chieri con un gol di Scapini. Concreti, generosi e cattivi: veri biancorossi. Siamo a -2 dalla vetta: giovedì sera (ore 20.30) tutti a Masnago per il derby contro la Varesina. Con questo spirito

Umili, cattivi, concreti, generosi, cinici, spietati. Di nuovo vincenti. E ancora in corsa.

Così tornano i biancorossi (questa volta sì, la maglia è stata indossata e onorata) dalla trasferta di Chieri, che rimette il Varese nella lotta per il salto in Lega Pro. A 4 giornate dal termine la lotta in testa è concentrata in tre punti (Cuneo 56, Caronnese 55, Varese e Borgosesia 54, Inveruno 53; attenzione al Gozzano a 50): a vincere non sarà chi è bello, elegante, geometrico, spumeggiante; ma a vincere sarà chi sarà più umile, cattivo, concreto, generoso, cinico, spietato. A vincere, dunque, sarà chi giocherà da Varese: e allora perché non dovrebbe essere proprio il Varese?

No, ovvio. Non parliamo di quel Varese umiliante (per se stesso) visto contro il Legnano: molle, triste, rassegnato, abbandonato al “non riesco”.

Sì, certo. Parliamo del Varese di ieri. Quello a cui Bettinelli ha messo addosso la tuta mimetica e l’elmetto, schierandolo in assetto da guerra (3-4-1-2 tutto cuore, muscoli, palle, voglia di rivincita, sangue) per dare un messaggio forte e chiaro: questa maglia ha un peso, una storia, una tradizione.

E, anche, dei padri: tra loro, Franco Ossola e Virgilio Maroso. Che ieri hanno spinto il Varese dalla collina di Superga, appena sopra Chieri, dove persero la vita nel 1949 insieme ai compagni del Grande Torino.

Superga. Luogo tragico e leggendario. Dove riposa la più grande squadra di tutti i tempi. Superga. Dove ieri mattina, prima della partita, una delegazione di tifosi e della Curva Nord hanno raggiunto la basilica, per rendere omaggio ai caduti in quella maledetta tragedia aerea, per salutare i padri granata-biancorossi, per tendere una volta ancora il filo che lega il Toro e il Varese.

Per chiedere, perché no, a Franco Ossola di guardare giù nel pomeriggio e di non prendere appuntamenti nemmeno per giovedì, quando la magia della notte (quella che ha scritto nella storia di Masnago partite indimenticabili) calerà sullo stadio a lui dedicato. Uno stadio che il Varese dovrà riconquistare, per provare ancora a correre verso quella vittoria che merita se vuole farlo: e per meritarla bisogna essere fedeli alla propria storia avendo, pure, il coraggio di cambiarne qualche sfumatura.

Lo sa, Bettinelli. Che in settimana aveva già deciso tutto: a Chieri si gioca come dico io. Come dice la storia del Varese. Con fame e grinta; brutti, sporchi e cattivi; di sacrificio e compattezza; con chi ha qualcosa da dimostrare e lo farà. Facendo anche scelte pesanti (una su tutte, Giovio in panchina. Per 90 minuti. Quel Giovio che può riprendersi il suo Varese quando vuole: ma deve volerlo fare) e, pure, con il coraggio di cambiarsi: parcheggiando il “suo” 4-4-2 a favore di un 3-4-1-2. Più congeniale a questa squadra: perché dietro, con Ferri e Luoni, la forza, la qualità, la generosità e l’attaccamento alla maglia di Viscomi si fanno sentire; perché in mezzo bisogna correre, picchiare e sudare, senza badare al sodo (ecco Bottone-Gazo-Vingiano: guerrieri da prima linea); perché sulle ali i due ragazzini (Bonanni e Talarico) il loro lo fanno, qualunque sia la richiesta; perché davanti pioveranno palle sporche, su cui Piraccini e Scapini si avventeranno come fosse l’ultima a disposizione.

A Chieri, sotto Superga, entra il vero Varese. Che va a prendersi tre punti perché vuole farlo. È il 6’ quando Scapini conquista un corner di generosità, il 7’ quando Vingiano dalla bandierina di destra lo taglia stretto sul primo spigolo dell’area piccola: è lì che irrompe in taglio lo stesso Scapini (finito ai margini della squadra, dopo un avvio di stagione pazzesco, una fase involutiva senza gol fin troppo lunga e tanta panchina a seguire), che inzucca di rabbia e la sbatte nell’incrocio lontano. Volando a festeggiare, a testa alta, insieme ai tifosi. Quelli che hanno deciso di spararsi altri 160 chilometri nonostante le delusioni patite a Masnago. Che hanno chiesto un motivo per esserci e l’hanno ricevuto. Con una prova che, dal gol in avanti, è tutta cuore e polmoni.

Occasioni? Poche. Qualcuna per il Chieri, principalmente nella ripresa, a dir la verità. Ma che ieri non avrebbe mai battuto questo Varese. Il vero Varese. Il Varese spinto dall’alto della collina di Superga da Franco Ossola e Virgilio Maroso. Il Varese che Bettinelli riporterà a Masnago giovedì sera: umile, cattivo, concreto, cinico, generoso, spietato. Di nuovo vincente, anche in casa, a Masnago: se sarà fedele alla sua storia.

nel pt Scapini al 7’.

Benini, Venturello, Benassi, D’Iglio, Fabbro (Gueye dal 34’ st), Benedetto, Messias, Pasquero (Miello dal 23’ st), Villa, Campagna (dal 29’ st Simone), Anastasia. A disposizione: Cella, Novello, Lovin, Gallo, Della Valle, Sarao. All. Manzo.

Pissardo; Luoni, Ferri, Viscomi; Talarico, Gazo (Cusinato dal 14’ st), Bottone (Benucci dal 43’ st), Bonanni; Vingiano (Becchio dal 29’ st); Piraccini, Scapini. A disposizione: Bordin, Granzotto, Lercara, Innocenti, Giovio, Moretti. All. Bettinelli.

De Tommaso di Rieti (Beltrame di Udine e Segat di Pordenone).


Spettatori: 700 (250 da Varese). Ammoniti: Piraccini (V), Luoni (V), D’Iglio (C), Simone (C). Angoli: 4-3; fuorigioco 1-6; tiri in porta 9 (4) – 8 (2); falli 11-13; recupero: 2’ + 5’.