BUSTO ARSIZIO – Nuova udienza, in aula a Busto Arsizio, per il processo a carico di Emanuele Italiano, accusato di aver ucciso Salvatore D’Aleo, il picciotto di Cosa Nostra che aveva osato alzare troppo la cresta e chiedere il pizzo per conto proprio.
Tra gli altri, oggi è stato sentito in aula uno degli agenti che ha condotto le indagini sulla morte di D’Aleo e che ha indagato su alcuni degli attentati compiuti dagli uomini capitanati dai due Boss locali: Rosario Vizzini e Fabio Nicastro. «Uno degli uomini a cui fecero esplodere l’auto ci disse che aveva saputo dallo stesso Nicastro che D’Aleo era stato ucciso da loro. Gli dissero che l’avevano ucciso strangolandolo».
Fabio Nicastro gli avrebbe anche indicato la zona in cui era stato seppellito il povero Salvatore, mentre i due percorrevano la statale della Malpensa. L’agente ha raccontato anche delle indagini effettuate sui cellulari delle varie persone coinvolte nei fatti. «Nel giorno della morte di D’Aleo, fino alle 19, i tabulati telefonici del cellulare di Nicastro segnalano un traffico normale. Alle 21.24 la moglie prova a chiamarlo, ma il telefono è staccato».
Più tardi Vizzini prova a chiamare la moglie di Nicastro, molto probabilmente per cercare il marito. In quella telefonata Vizzini risulta essere a Busto Arsizio, a casa. Alle 23.19, invece, il cellulare del Boss aggancia la cella di Oleggio, vicino al luogo in cui, anni dopo, verrà ritrovata la salma di Salvatore D’Aleo. «La sua scheda telefonica, invece, non hai mai più funzionato».Tiziano Scolari
b.melazzini
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