LUINO – Si delineano in modo più nitido i contorni della vicenda di cronaca che ha sconvolto Luino due giorni fa. L’omicidio del cittadino svizzero Boris Rezzonico, 57 anni (foto copertina) da parte del figlio adottivo Ammanuel Francesco Rezzonico sarebbe stato causato da qualche parola giudicata “di troppo” del padre verso il figlio, un ragazzo problematico e con delle fragilità, frequentatore di ambienti anarchici e con un’indole ribelle.
In passato infatti il ventiquattrenne era stato arrestato e condannato ad un anno di reclusione per violazione di una misura di sorveglianza speciale, e le sue convinzioni anarchiche lo portarono, in quella occasione, a contestare l’autorità dello Stato italiano. Non fu l’unica occasione in cui Ammanuel ebbe a che fare con le forze dell’ordine; nel suo passato sono decine gli incontri ravvicinati con le divise, da quando partecipò a Milano a manifestazioni del movimento anarchico, culminate anche in tafferugli con la Polizia, a numerosi fermi giudiziari per vari motivi da parte anche della Polizia Cantonale Ticinese.
Un ragazzo comunque fragile, con problemi di abuso di sostanze stupefacenti e che era appena uscito da una delusione amorosa. Sarebbe stato questo il tema, secondo le testimonianze raccolte dai Carabinieri di Luino, scatenante la discussione avuta dal giovane con suo padre, al termine della quale Ammanuel ha accoltellato il genitore con un fendente deciso e preciso, dritto al cuore.
Padre e figlio si trovavano insieme a casa della ex moglie, a Luino, come di consueto solevano fare durante i fine settimana. Erano tre i figli adottivi della coppia, molto attiva nel tema della difesa dei diritti umani. Ed è stato proprio grazie ad uno degli altri figli, che ha rincorso il giovane omicida bloccandolo in strada, che i Carabinieri sono riusciti ad arrestare e condurre in caserma Rezzonico, il quale, giusto per restare coerente con la sua turbolenta vita e la sua fede anarchica, ha rifiutato di firmare il verbale dell’interrogatorio con il Pubblico Ministero. Un interrogatorio scarno per verità, in cui, a parte la confessione del reo, sono state dette poche altre parole. Con tutta certezza, per Ammanuel scatteranno le misure cautelari in carcere, stante la pericolosità del soggetto e i suoi turbolenti trascorsi con la giustizia italiana e svizzera.