SARONNO – Sarà interrogata oggi, mercoledì 8 giugno, Elena Pagani, la quarantunenne accusata dell’omicidio del suocero Romolo Baldo, avvenuto nella villetta di via Pio XI. La donna comparirà davanti al giudice per le indagini preliminari Veronica Giacoia, ma non è certo che sarà in grado di parlare. Già lunedì, di fronte al pubblico ministero Roberto Bonfanti e ai carabinieri, Elena non è riuscita nemmeno a fornire le proprie generalità, apparendo confusa, disorientata e quasi dissociata. La prima notte trascorsa nel carcere di Como è scivolata via in un sonno profondo, che gli inquirenti descrivono come il “sonno della dissociazione”.
Un gesto, quello dell’accoltellamento, che ha lasciato sgomenti amici, colleghi e conoscenti. Elena Pagani, docente d’inglese stimata e conosciuta per la sua gentilezza, compostezza e professionalità, non aveva mai manifestato segnali di disagio o tensione. Chi l’ha incontrata negli ultimi giorni, a scuola e fuori, ha riferito di averla vista come sempre: cortese, riservata, apparentemente serena.
Eppure qualcosa è accaduto. Il movente non è ancora emerso con chiarezza. Gli investigatori non escludono un crollo psicologico improvviso, forse legato a una forma depressiva non diagnosticata. I dispositivi elettronici della donna – telefoni e computer – sono stati sequestrati nella speranza di trovare elementi utili a comprendere eventuali dissapori familiari. Non si esclude che, dietro l’apparente armonia, potessero celarsi conflitti economici, affettivi o caratteriali tra la donna e il suocero.
Anche i genitori di Elena, sentiti dagli inquirenti, hanno confermato di non aver mai percepito segnali di insofferenza da parte della figlia. Sul fronte investigativo, questa mattina verrà affidato l’incarico per l’autopsia sull’anziano, 87 anni, ucciso a coltellate. Intanto verrà riascoltato anche Cristiano, il figlio di Romolo e compagno di Elena: è stato proprio a lui che la donna si è rivolta subito dopo il delitto, in quella telefonata che potrebbe contenere una prima spiegazione del dramma.
Le indagini restano aperte in più direzioni, ma per ora l’ipotesi prevalente è quella di un gesto maturato in un contesto di disagio psicologico represso e mai espresso.