BUSTO ARSIZIO (Varese) – Resterà in carcere Emanuele Mirti, il 53enne accusato dell’omicidio di Davide Gorla, il commerciante 65enne ucciso a coltellate nella sua cartoleria del centro storico lo scorso 25 giugno.
Il Tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta di scarcerazione avanzata dalla difesa, che sosteneva l’assenza di indizi coerenti e la presenza di un presunto errore procedurale nel fermo. Ma per i giudici le prove raccolte finora sono sufficientemente gravi da giustificare la detenzione in attesa di giudizio.
L’omicidio e le indagini
Il delitto si è consumato intorno alle 18:00 del pomeriggio, all’interno della cartoleria “Linea continua”, dove Gorla fu colpito più volte con un’arma da taglio, probabilmente un coltello o un tagliacarte. Il colpo fatale fu al collo, secondo l’esito dell’autopsia. L’arma del delitto non è ancora stata trovata.
Poche ore dopo l’omicidio, gli investigatori hanno fermato Mirti, inquilino del commerciante, residente a Castellanza. L’uomo sarebbe stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza mentre entrava nel negozio in un orario compatibile con l’omicidio. Nei filmati si vedrebbe poi cambiarsi la maglietta, probabilmente sporca di sangue.
Il possibile movente
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Mirti avrebbe agito per un debito di circa 10mila euro, dovuto a mensilità di affitto non pagate. Tra i due ci sarebbe stata una discussione proprio su questo argomento poche ore prima della tragedia.
In un primo momento, l’indagato aveva ammesso di essere andato nel negozio per parlare con Gorla, ma aveva negato ogni coinvolgimento nell’omicidio. Successivamente, durante l’interrogatorio con il PM Claudio Nocerino e il GIP Stefano Colombo, Mirti si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Il caso resta aperto e le indagini proseguono, anche alla ricerca dell’arma usata per il delitto. L’accusa a carico di Mirti è di omicidio volontario aggravato.