Forse non avete capito. . Non ci interessa sapere chi farà l’allenatore e chi il direttore sportivo, non ci frega nulla di avere (e tantomeno di dare) anticipazioni su chi verrà a giocare nel Varese. Non provate a fregarci con queste cose, perché non attacca. A noi non interessano i nomi: , e basta. Ci siamo sempre fidati di quelle e raramente abbiamo sbagliato. E siamo disposti ad accettare tutto, ma tutto davvero: retrocessioni, sconfitte, batoste e legnate. . Perché abbiamo il terribile vizio di , di mettere fuori il naso dalla redazione anche se fuori fa caldo e dentro c’è l’aria condizionata. E abbiamo il vizio ancora più brutto di ascoltare, interpretare, dar voce a quello che la gente pensa e prova. E la sapete una cosa? . E speriamo che un po’ di chiarezza sia fatta, fin da subito: speriamo che presidente e vicepresidente sappiano chiarire senza tentennamenti le mille voci che su di loro si sono rincorse nelle ultime ore. Aspetteremo due giorni (perché sdoppiare la conferenza stampa, D’Aniello, e rimandare a giovedì quella del presidente?) e sapremo, aspetteremo due giorni e se sarà il caso daremo il benvenuto a chi è arrivato per salvare il Varese. perché ne abbiamo già viste troppe, perché già tante volte ci è capitato di imbatterci in personaggi capitati qui con
fini diversi rispetto a quelli dichiarati, perché per un po’ va bene, poi basta. Non rinneghiamo nulla di quanto abbiamo scritto. Quando dicevamo che sarebbe stato meglio ripartire dalla serie D, cari signori, non stavamo “gufando” o augurandola morte al Varese. Ci mancherebbe, che sia chiaro: qui dentro c’è una persona che il Varese, bontà sua, lo ama più della sua stessa vita. Quando tiravamo per la serie D, semplicemente, facevamo il tifo per il Varese come piace a noi. Brutto, piccolo, maledetto e sgangherato: ma , fatto di persone con cui si può andare a bere un caffè e discutere di calcio ma non solo di calcio. Una dimensione alla quale eravamo affezionati e che , fagocitata dalle manie di grandezza di chi ha iniziato a vedere nel Varese un’occasione di guadagno invece di un dovere civico. Una dimensione che bisogna ritrovare per ricordarsi le piccole cose che ci hanno portato a toccare il cielo con un dito. Ecco cosa c’è dietro alle nostre pagine: dietro alle nostre battaglie, alle nostre pagelle che fanno incazzare, ai nostri titoli pesanti come macigni. Ecco cosa c’è. E chi continua a vederci qualcos’altro, chi vuole leggere chissà quali imposizioni dall’alto, chi si ostina a non voler andare oltre, semplicemente sbaglia. . Meglio ripartire da zero piuttosto che queste montagne di cose non dette.