Openjobmetis-Aquila Basket: il commento di Fabio Gandini

Caro Cimberio è stato un viaggio indietro nel tempi

Dove eravamo rimasti Cavalier Cimberio? Già, ad una squadra senza capo né coda, sprovvista di anima e coraggio, ad un allenatore rigurgitato dallo spogliatoio a campionato nemmeno iniziato. Dovessimo giudicare solo la partita di ieri, quella che ha segnato il suo graditissimo ritorno a casa, l’impressione è di aver viaggiato, noi e lei, sulla macchina del tempo. Con una sola vera differenza: proprio il condottiero.
Quel Gianmarco Pozzecco lontano dall’essere esente da colpe – un capitano affonda insieme alla nave –

ma che ha almeno provato a cambiare con un time out eclatante il corso di un secondo tempo sciagurato. Allontanarsi dalla panchina, quasi a voler sfidare la flaccida indolenza dei suoi, ha avuto il merito di svegliare gli animi catatonici dei biancorossi. Troppo tardi, però: i buoi erano già scappati in quei rimbalzi persi da spettatori non paganti, in quelle amnesie da banale non voglia, in quel +17 a fine primo tempo dilapidato come il patrimonio di uno stolto.
L’imbarazzante sconfitta cui ha assistito, caro Cavaliere, conferma una netta involuzione: Reggio e Venezia sono stati campanelli d’allarme non ascoltati. C’è da cambiare rotta e subito. Questa compagine non dà l’impressione di essere né sbagliata, né male allenata, perché le partite le porta dove vuole, le gestisce, fa e disfa i parziali. Ciò che emerge, però, è la totale mancanza di cinismo mista ad un pizzico di supponenza, è l’aver smarrito la capacità di aiutarsi in difesa, è l’apatia e la pigrizia di alcuni.
Quando si perde in casa con Trento si va tutti dietro la lavagna; il referto giallo, però, ha soprattutto il volto di un Dean lontano da quel crack dalla panchina che si era sperato, e di un Daniel all’ennesimo match preoccupante per atteggiamento, rendimento e linguaggio del corpo. Un fisicaccio pieno di muscoli e dotato di molle che dice «non ho voglia».
Bentornato Cavaliere: ci spiace anche di averle fatto rincontrare l’inadeguatezza diffusa della classe arbitrale (a doppio senso, sia chiaro). Ci consoliamo al pensiero che per lei non sia una novità.