Questa volta, più che altre, mi sono sentita presa in giro, non tanto per l’esito delle infinite discussioni, con proposte e controproposte infinite, ma proprio perché da buona idealista mi ero illusa che ci sarebbero state, data la situazione economica nerissima e politica infausta, scelte adeguate. L’Iva che aumenta da 20 a 21% frugherà ancora una volta nel portafoglio smilzo dell’italiano
comune. Vero è che, a proposito di possibili tagli da parte dei parlamentari alle loro di entrate, non si potrebbe auspicare che i pesciolini rossi si autolimitino la quantità di acqua, se non fosse che in questo momento ho la sensazione che i pesciolini in acquario siamo noi cittadini comune, che l’acqua sia poca e che aumentando l’Iva l’abbiano fatta calare ulteriormente.
Ilaria Mascetti
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Abbiamo già iniziato a boccheggiare. La speranza è di rimanere a galla. La determinazione è di provarci. La certezza è che, senza metterci del nostro, non salveremo un Paese del quale ad altri che non siamo noi sembra importare poco o nulla. Lo ha raccontato nei giorni scorsi il direttore della Stampa, Mario Calabresi, dopo una rapida visita a Montecitorio: mi pareva, ha scritto, che lì dentro vivessero in un altro mondo. Estraneo a quello esterno.
Discutevano di tutto tranne che di quello di cui ci si sarebbe aspettato che discutessero. Ecco, il punto è questo. Al di là di errori, incompetenze, incapacità, ritardi e altro di discutibile che ha afflitto fino al tragicomico il parto della manovra finanziaria, il peggio è stato ed è questa disarmonia tra governati e governanti. L’ignoranza della situazione reale. Oppure la conoscenza della medesima e la sua incosciente rimozione.
Ecco perché cambiare (lo si sostiene a sinistra, ma anche in gran parte della destra) sarebbe già un po’ guarire. Cambiare senza osservanza d’ideologie e schieramenti. Cambiare per non annegare. E poi, se del caso, cambiare ancora. Ma dopo aver messo i naviganti in salvo, e con la barca che ha ripreso a tenere una rotta.
Max Lodi
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