– «Ci mancherai, sei sempre stato un signore con la S maiuscola». I supermercati Carrefour hanno chiuso alle 13 per lutto e i 500 dipendenti che ci lavorano si sono riversati in San Vittore per salutare , l’imprenditore morto domenica 20 marzo a bordo di un ultraleggero insieme al dentista . La basilica e il sagrato hanno cominciato ad accogliere le persone fin dalle 14. In più di mille si sono stretti in un grande abbraccio intorno ai fratelli Ugo e Piero,
alla moglie Valeria e al figlio Davide. In chiesa c’era la grande famiglia che Fantinato era riuscito a creare. A prendere la parola a nome di tutti i dipendenti del Carrefour è stato , che lavora al supermercato di Cantello, e che ha ricordato il momento in cui il Capo arrivava al mattino e passava a salutare i dipendenti: «Mettevi quell’ansia nella pancia, quel capello bianco ci metteva del suo. Ma poi ci chiamavi ognuno con un soprannome, “ciao Roccia”, “ciao Monella”, e ci facevi rimanere a bocca aperta».
Fantinato, infatti, non era un semplice imprenditore. Era una persona attenta ad ogni dipendente, a cui faceva le condoglianze di persona in caso di lutto e le congratulazioni quando nasceva un bimbo. Era un dirigente attento, che dava ai suoi dipendenti la possibilità di crearsi un futuro, ma anche di realizzarsi professionalmente: «Mi hai dato la possibilità di mettermi in gioco» dice Jacopo. Certo, incuteva un po’ di timore: i dipendenti curavano il suo posto auto per capire se era arrivato e guai a farsi vedere in pausa con una sigaretta. Nello stesso tempo, però, era un esempio. Uno a cui bastava «un crodino con l’acqua frizzante», che sapeva far squadra, e che era il primo che si tirava su le maniche se c’era da far fatica. Era anche quello che quando apriva un supermercato nelle vicinanze rincuorava i dipendenti dicendo: «Cosa avete da temere, noi c’eravamo prima». «Era uno che quando ti dava la mano ti tirava a lui. Uno che ti passava energia. Era la nostra guida – afferma , dipendente “jolly”, che si sposta nei diversi supermercati a seconda della necessità – Era un padre di famiglia. Ricordo che ci diceva che la porta del suo ufficio era sempre aperta. Ci diceva di entrare quando avevamo bisogno di qualcosa».
«Era una persona straordinaria – continua , che lavora a Sesto Calende – Ricordo che quando faceva una pausa andava al bar e diceva “devo fare in fretta altrimenti mi licenziano”. Era il nostro capo, ma nello stesso tempo era uno di noi». «Io sono stato il suo primo dipendente alla macelleria della Motta (Fantinato infatti ha iniziato la sua escalation imprenditoriale come macellaio, ndr) – ricorda , titolare della macelleria di Sant’Ambrogio – Tra di noi c’era un forte legame, per me è sempre stato come un fratello maggiore. Tutto quello che conosco sul lavoro lo devo a lui. Tutto». E poi, gli insegnamenti: «Mi ha trasmesso con l’esempio tre valori fondamentali – l’ultimo pensiero di Tonino – Essere molto seri nella vita personale e professionale, avere sempre rispetto di tutte le persone che si incontrano sulla propria strada e non mollare mai».