Ospitalità o odio? Come ci poniamo con gli immigrati

Stampa, media, politici utilizzano in modo scorretto i sostantivi femminili: migrazione, immigrazione, per indicare le persone che sbarcano nel nostro Paese. Il termine corretto è “clandestino”. Anche se di fatto la Guardia Costiera li imbarca a pochi chilometri dalle coste libiche. Se volessimo smussare un poco “clandestino”, si potrebbe utilizzare “migrante irregolare”.

Queste persone che sbarcano, o vengono imbarcate, senza documenti non sono né migranti, né immigrati. I migranti e immigrati sono i cittadini di altri Stati, che, con regolare permesso di lavoro e soggiorno, “migrano” per lavorare, e non per delinquere o per essere mantenuti, con le tasse che i cittadini pagano allo stato. Inoltre non accampano diritti, ma sono attenti osservatori di leggi, usi, costumi del Paese ospitante. Invece questi sbarchi incontrollati di migliaia di persone (clandestini) senza documenti, che invadono la nostra terra, mostrano l’inefficienza e le incompetenze della nostra politica e dei politici, i quali per propri tornaconto e guadagni facili, non si assumono alcuna “responsabilità politica”, creando “sperequazioni” nei confronti dei cittadini. È una politica assurda, svolta al contrario. Ciascuno si gestisca le proprie guerre a casa propria, come hanno fatto i nostri nonni e genitori nel secolo scorso.

Roberto Mangoni

Esiste (1) anche la condizione di chi viene chiamato profugo. Uno (spesso con figli piccolissimi) in fuga dal suo Paese perché perseguitato o perché in pericolo o perché senza mezzi di sostentamento. Chiede soccorso, protezione, asilo.

Esiste (2) anche un sentimento chiamato carità: avere compassione e misericordia verso ogni persona. Soprattutto se disperata.

Max Lodi