CARDANO AL CAMPO Primo testimone nel processo che vede sul banco degli imputati dipendenti ed ex dipendenti del comune di Cardano al Campo, in particolare del comando di polizia locale che rispondono a vario titolo di truffa e peculato: per l’accusa avrebbero frodato il Comune (che si è costituito parte civile nel procedimento) “giocando” sul monte straordinari e soltanto alcuni avrebbero utilizzato le auto di servizio per svolgere invece commissioni personali.
L’accusa di mobbing nei confronti di due colleghi è
invece stata già esclusa dal gip ed è quindi caduta.
Sul banco davanti al collegio presieduto da Toni Novik è salito Matteo Bottari, segretario comunale a Cardano all’epoca dei fatti contestati, che presentò l’esposto alla magistratura contro gli imputati facendo scattare le indagini. Bottari ha spiegato che di aver agito dopo le segnalazioni «di altri due dipendenti attivi nello stesso ufficio (entrambi i dipendenti si sono costituiti parte civile nel procedimento, ndr)». Il teste ha dichiarato che «erano emerse alcune anomalie segnalatemi dall’ufficio personale in merito agli straordinari a carico dell’ufficio di polizia locale».
Il presidente Novik ha chiesto delucidazioni. Bottari ha risposto: «Essendoci un monte fondi a disposizione per il pagamento degli straordinari di ciascun settore, abbiamo notato che nel comando di polizia locale soltanto alcuni dipendenti raggiungevano il picco massimo consentito. In tempi estremamente brevi».
Al teste sono state anche mostrate le immagini registrate dalle telecamere poste dagli uomini della guardia di finanza a sorveglianza della macchinetta dove i dipendenti “timbrano” il badge: per l’accusa, infatti, alcuni dipendenti timbravano anche per gli altri mentre questi non erano al lavoro. Bottari ha riferito anche delle visite al locale «Il buco nel mulo» da parte di alcuni dipendenti escludendo che «queste visite fossero previste dal progetto sicurezza che prevede pattugliamenti su strada. Il locale si trova in mezzo ad un bosco dove di strade non ce ne sono». Infine Bottari ha riferito di una telefonata da parte di uno degli indagati dopo che «erano circolate voci sull’indagine in corso. Mi disse che sapevano che mi ero rivolto alla finanza. E chiese se non fosse un altro casino fomentato da uno dei due dipendenti che mi avevano segnalato le anomalie».
Il 4 ottobre si torna in aula.
e.romano
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