Pd; Renzi trionfa a primarie, terremoto nel partito a Firenze


Firenze, 16 feb. (Apcom)
– Le primarie sono “un’occasione bella
per far accadere cose anche inattese”, e Firenze dovrà diventare
“una delle capitali del Pd”: Matteo Renzi, appena ricevuta
l’investitura popolare di candidato del centrosinistra a Palazzo
Vecchio, non nasconde di avere progetti ambiziosi. Non potrebbe
essere altrimenti, dopo la netta vittoria di ieri, con 15mila e
più voti che gli hanno permesso di evitare le insidie del
ballottaggio, e dopo i complimenti di oggi. Soprattutto Francesco
Rutelli ha avuto parole di elogio per Renzi, un suo pupillo,
definendolo artefice di “una vittoria clamorosa e del coraggio”.

La sfida delle amministrative può così cominciare: Renzi ha
ribadito che la nuova giunta comunale, se vincerà, sarà composta
da 10 persone (cinque donne), e che si dedicherà a realizzare il
programma di 100 punti presentato agli elettori in queste
settimane. Il neocandidato dovrà anche cercare di compattare una
coalizione dove la sinistra radicale ha spesso espresso
perplessità sul ‘moderato’ Renzi, specialmente i Verdi che hanno
avuto con lui un rapporto conflittuale, sfociato nell’uscita
dalla giunta Provinciale: “Siamo persone abituate a rispettare i
patti”, ha risposto Renzi smorzando i toni.

La candidatura del giovane ex Margherita per la coalizione di centrosinistra, laddove Rifondazione Comunista ha lanciato Mercedes Frias, Ornella De Zordo correrà di nuovo per i girotondi e Valdo Spini ha la sua lista civica, lascia ora al Pdl, che aveva sempre dichiarato di voler attendere l’esito delle primarie, l’onere della scelta del rivale. Scelta difficile: tutti riconoscono a Renzi,

cattolico moderato capace di riscuotere le simpatie di Confindustria (il cui presidente fiorentino, Giovanni Gentile, chiese “aria nuova e uomini nuovi” a sinistra), la capacità di pescare nell’elettorato di centrodestra, già tentato dalla lista civica dell’anti-tramvia Mario Razzanelli. Fra i papabili, il sottosegretario Paolo Bonaiuti, i deputati Gabriele Toccafondi e Guglielmo Picchi, o l’ex portiere di Fiorentina e Milan Giovanni Galli.

Il conto delle primarie pare tuttavia più salato per
l’establishment del Pd locale (e non solo), dopo che anche a
Prato il favorito Paolo Abati ha perso le sue primarie contro
Massimo Carlesi. I candidati considerati ad esso più vicini hanno
reso meno del previsto: Lapo Pistelli, che non ha mai nascosto la
sua vicinanza a Veltroni e Franceschini, si è fermato poco sotto
il 27% a dispetto dei proclami di vittoria ripetuti in queste
settimane, di un appoggio trasversale all’interno del partito, e
della regola del ballottaggio che avrebbe potuto giocare a suo
favore, ereditando i voti (circa 15%) andati all’assessore
comunale ex Ds Daniela Lastri, considerata vicina al sindaco
Leonardo Domenici.

L’ala dalemiana, di fronte a sondaggi negativi per la Lastri, e
coi voti ‘radicali’ drenati dall’ex-Sd Eros Cruccolini, aveva
però cambiato cavallo in extremis con la candidatura del navigato
ministro ombra Michele Ventura, sceso in campo troppo tardi e
rimasto al 12,4%. La disaffezione dell’elettorato rivelata dai
sondaggi della vigilia, se è stata solo parzialmente confermata
da un’affluenza non altissima ma consistente (più di 37mila
votanti), è realisticamente figlia anche dei veleni e delle
tensioni di questi mesi. Graziano Cioni, l’assessore sceriffo che
ha sostenuto Ventura, sta ancora valutando se fare una lista
civica: la sua candidatura, dopo l’avviso di garanzia per
l’inchiesta Fondiaria-Sai, era stata bocciata dall’assemblea
cittadina del Pd, scelta poi sconfessata a posteriori in
un’intervista al Corriere Fiorentino da Vannino Chiti,
l’osservatore inviato da Roma nel momento di massimo scontro
interno al partito.

Per Leonardo Domenici la vittoria di Renzi è l’ennesimo smacco:
proprio lui, fra gli altri, aveva chiesto al giovane presidente
della Provincia di non candidarsi. Il successo netto del
candidato che più di tutti ha promesso discontinuità con
l’attuale amministrazione e si è scontrato con l’apparato di
partito, cosa che si somma ai risultati deludenti della lista del
sindaco alle elezioni per l’assemblea Pd nell’ottobre 2007, ed
alla richiesta tardiva e ignorata di un azzeramento delle
primarie, segna il tramonto di un’era. “Mi aspettavo un
ballottaggio tra Renzi e Pistelli – ha dichiarato – comunque tra
due ex Margherita, e questo necessita una riflessione sugli ex
Ds”. Anche Domenici però viene dalla Quercia: non un mistero, per
i votanti che hanno incoronato Renzi.

Tai

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