Pellet fantasma, l’appello «Truffati, ora uniamoci»

«Uniamoci e muoviamoci in accordo tutti insieme per tentare di recuperare i nostri soldi e bloccare questi truffatori». Arriva da Lecco l’invito a promuovere un’azione collettiva contro la Broker Sud, l’azienda del pellet “fantasma” con sede a Cassano Magnago.

L’appello arriva da uno delle tante persone, si parla di almeno duemila, che negli ultimi giorni aspettava la consegna del combustibile per caminetti e stufe e che ancora non si è vista recapitare nulla. «Personalmente sono pronto anche a venire a Varese – dice al telefono – ma secondo me è importante che si faccia un’azione legale unitaria per tutelare tutti i consumatori che sono stati raggirati».

La sua vicenda è simile a quella di molti altri utenti che, attratti dal prezzo molto conveniente, avevano deciso in estate di effettuare degli ordini. «Avevo visto l’annuncio su internet – spiega – ho notato questo prezzo che mi è subito sembrato ottimo. Ho deciso di prenotare tre bancali e ho pagato 205 euro di anticipo. Quando ho ricevuto il bollettino ho pagato il bonifico e ho aspettato la consegna la cui data doveva essere il 15 settembre».

Ma qui qualcosa si inceppa. Il meccanismo è molto semplice: ogni acquirente, a titolo di anticipo, ha versato il 30% dell’importo complessivo. Si parla di circa 68 euro a bancale, anche se poi in caso di grandi ordinazioni subentrava un ulteriore sconto del 10%. «Il 15 settembre – insiste – dovevo ricevere il materiale ma non è arrivato nulla. Ho telefonato perché volevo capire cosa fosse successo e mi hanno spiegato che avevano avuto dei contrattempi con le consegne ma mi avevano garantito che entro un mese il pellet sarebbe arrivato. Non ho avuto motivo per non credere alle impiegate, tanto che qualche giorno dopo mi ha chiamato un amico chiedendomi se avessi già ordinato il pellet. Gli ho risposto che c’era questa azienda del Varesotto che faceva dei grandi prezzi così ho chiamato a Cassano per chiedere se c’era la possibilità di aggiungere altri bancali per il mio amico».

Qualcosa, però, va storto: «Non rispondeva più nessuno al telefono – racconta – e anche il cellulare che avevano lasciato era muto. Mi sono arrabbiato e poi ho capito che anch’io ero stato raggirato e che la scusa del ritardo era stata detta solo per guadagnare tempo».

Il 15 ottobre, infatti, scadeva il secondo termine, ma ovviamente del pellet neanche l’ombra: «Non è accettabile una cosa del genere – conclude – dobbiamo davvero fare qualcosa».

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