Responsabilità. Sembra quasi una parola che provoca immediata orticaria. Le generazioni dei nostri nonni sono state schiacciate dall’ assunzione di responsabilità, di impegni e vincoli privati e pubblici.
Si viveva e si costruiva la propria esistenza intorno a progetti spesso scritti e decisi da altri, fossero questi altri i propri genitori o la società; era difficile non sposarsi, non avere figli, non incarnare i ruoli per i quali si era predestinati. La follia era il marchio di chi si discostava dai binari prestabiliti. La patologia probabilmente era l’ unico mezzo per manifestare un profondo conflitto che non si poteva esprimere, né affrontare diversamente. Si era buoni o cattivi, padri di famiglia o buoni a nulla. Poi il conflitto è esploso. I padri sono stati vinti, la società messa in discussione, i vincoli hanno perso valore. Si è scoperto che si poteva avere tutto, senza essere messi alla gogna pubblica, senza per questo essere meno uomini o meno donne.
Si cresce differenziandosi dalle figure dalle quali si è nati, affrontando il conflitto con l’ altro che sembra impedirci di realizzare i nostri desideri: solo così costruiamo la nostra identità. Oggi non esiste più il conflitto coi padri. La società e la famiglia non sono più limiti al desiderio, siamo noi e solo noi a decidere chi siamo, cosa vogliamo, e rigettiamo qualsiasi forma di vincolo rispetto alle nostre azioni. Il conflitto oggi si
gioca tutto dentro di noi stessi, ed è angosciante, perché in realtà da soli non abbiamo risposte, né termini di confronto. Oggi molti sembrano prendersi la responsabilità di chi sono, con affermazioni come “il problema è suo e non mio, siamo adulti e vaccinati, ognuno fa quel che vuole e se io sono così non posso farci nulla”, poi scappano se devono assumersi un impegno a lungo termine, o promettere e mantenere.
Persone che sembrano molto sicure di sé, spesso lottano internamente tra “io vorrei, non vorrei” e nell’ eterno dubbio senza risposta perché manca il termine di confronto, non possono sentirsi realmente responsabili di nulla. Ed è come brancolare nel buio, senza trovare pareti che delimitino il nostro andare. Quelle pareti, quei limiti, quei vincoli, in realtà, se scelti da noi, ci servono.
Dott.ssa Paola Pugina
www.psicoterapeuta-pugina.it